di Luciano MannaLa gestione commissariale dello stabilimento ex Ilva di Taranto, Acciaierie d’Italia, in linea con quella di Ilva spa in as, ci ha ormai abituati ad una politica comunicativa pregna di menzogne e contenuti non molto chiari. Bei tempi quelli di Lucia Morselli o dalla padella alla brace? Il governo Meloni, così come gli altri governi precedenti sotto diverse bandiere, ha adottato un approccio spavaldo nel condurre gli impianti dello stabilimento e lo fa con un mood gestionale all’insegna di una visione del “Panta rei” ben lungi dalle radici filosofiche native sino a che l’unico mutamento concretizzato è il numero dei cassintegrati e il decadimento degli impianti. Se n’è accorto anche il pigiabottoni Urso che ha quantificato in 4 miliardi il danno della gestione “scellerata” degli impianti da parte del colosso dell’acciaio franco indiano Arcelor Mittal. Ma Urso ci ha dimostrato di aver superato e dobbpiato la fama del suo predecessore Di Maio, già, perché la cronaca di oggi narra che un ministro della Repubblica abbia inaugurato con tanto di cerimonia un altoforno che è poi saltato in aria previa manutenzione da 150 mln di soldi pubblici. Gigino non era arrivato a tanto ed oggi lo stabilimento è alla pari di un circo ed ogni giorno non ci si meraviglia più di niente circa quanto accade lì dentro.

Qualche giorno fa, ironia della sorte, proprio in un giorno istituzionale come quello del 4 novembre, il gestore della fabbrica annuncia un altro stop dell’altoforno 4, l’ennesimo dell’unico in marcia: 24 ore nell’immediato e 72 ore a partire dal 10 novembre. Il motivo? Interventi di manutenzione necessari a tenere in regolare attività l’altoforno tra cui interventi sul refrattario e sulle piastre di raffreddamento. Paura di saltare in aria come successo il 7 maggio di quest’anno sull’altoforno1? temiamo proprio di si.

Ma quando un altoforno si ferma e viene approntato per una lungua manutenzione, anche se non viene spento del tutto, per aria finisce di tutto e proprio su questo aspetto abbiamo provato a informare stampa e cittadinanza: le valvole bleeder in testa all’afo sono libere di buttare senza captazione monossido di carbonio mentre lo scarico e relativo trattamento della scoria del bagno ghisa libera, sempre senza nessuna captazione prevista, notevoli quantità di idrogeno solforato (H2S) e biossido di zolfo (So2). Lo sa Ispra, lo sa bene Arpa Puglia e lo sanno bene capi, capetti ed ingegneri di stabilimento. 

La reazione della fabbrica al comunicato del sig. Manna di ieri arriva con una nota ufficiale di AdI? Una grossa bugia: “in conformità a quanto previsto dalle autorizzazioni e disposizioni vigenti, l’azienda ha provveduto, al riguardo, ad informare preventivamente tutti gli Enti competenti. Durante tutte le fasi della fermata e del successivo riavvio dell’impianto, tutti i sistemi di processo a tutela dell’ambiente, nonché quelli di monitoraggio, prescritti nell’Autorizzazione Integrata Ambientale e già operativi, resteranno attivi“.

A seguito di questa nota possiamo sostenere chiaramente e senza ombra di dubbio che il gestore dello stabilimento spaccia alla stampa mere bugie sostenendo il contrario di quanto accade in stabilimento. A sostegno della nostra tesi ci sono i documenti di Ispra e Arpa che da tempo hanno certificato il mancato funzionamento dell’impianto di captazione dei vapori loppa sugli altiforni e da tempo attendono che il gestore della fabbrica fornisca loro le stime per le emissioni diffuse.

Oltre ai documenti allegati a questo articolo per mezzo dei quali ognumno può confutare la verità ecco alcune semplici semplificazioni per leggerli meglio. Nel 2022 durante le ispezioni di arpile nello stabilimento da parte del gruppo ispettivo formato da Ispra e Arpa Puglia si constata il mancato funzionamento dell’impianto di granulazione loppa a valle degli altiforni, all’epoca erano in esercizio l’1, il 2 e il 4. Ispra chiede ulteriori documenti all’azienda e si scopre che la storia va avanti dal 2021. Ispra propone diffida per inottemperanza delle prescrizioni AIA e il Ministero conferma la diffida notificandola al gestoremdello stabilimento. Ma cosa è successo nel frattempo, sino ad oggi? Il documento più recente che tratta le emissioni nocive e non convogliate dei vapori di loppa risalgono all’ultimo trimestre del 2024 ed arrivano ad analizzare la problematica sino a gennaio 2025. Morale della favola: dalla diffida del 2022 il problema non è stato risolto e se si scarica la scoria dall’altoforno in fermata per manutenzione si provoca notevole inquinamento. Il gestore AdI quindi non rispetta l’autorizzazione integrata ambientale che in merito fa fede al Piano di Monitoraggio e controllo.

Acciaierie d’Italia nella nota di ieri, 7 novembre 2025, ha raccontato bugie alla stampa e ai cittadini di Taranto.

Per chi vuole approfondire.

Partiamo dal documento più recente disponibile riguardo questa emissione: il rapporto conclusivo Ispra/ArpaPuglia IV trimestre 2024 aggiornato a gennaio 2025 (scarica qui il documento) che certifica la grave situazione persistente circa le emissioni non convogliate di gas pericolosi per la salutea causa della gestione della scoria di altoforno. Cosa succede nel 2025? Ecco un grafico estratto dal documento di Ispra tenendo anche conto che nello stesso documento l’ente di controllo pone al gestore condizioni di monitoraggio circa il mancato esercizio dell’impianto di granulazione loppa e condensazione dei vapori e che è lo stesso gestore a dichiarare nel documento che l’impianto non viene messo in opera durante l’avviamento altoforno dopo una fermata,vl’ultima colata con la quale si ferma l’altoforno, le prime colate della messa in esercizio di un campo dopo la manutenzione refrattaria. Tutte condizioni che si prefigurano con lo stop del 10 novembre.

E quindi, nei documenti inviati ad Ispra AdI dichiara di non poter utilizzare l’impianto di condensazione della loppa, di fatto, quindi, buttando per aria H2S e So2 senza convogliarli, non comunica all’ente di controllo quanto inquinante immette in aria secondo il piano di monitoraggio e controllo, prende una diffida dal Ministero e alla stampa ieri dichiara che fermerà Afo4 “in conformità a quanto previsto dalle autorizzazioni e disposizioni vigenti”.Che abili bugiardi.

Ma da quanto tempo il gestore dello stabilimento gasa la città con questi gas pericolosi? Troviamo alcuni riferimenti nella relazione annuale di Ispra dove vengono riposrtati i controlli relativi all”anno 2022 (scarica il documento)

Nei giorni 5 e 7 aprile 2022 il gruppo ispettivo Ispra, nell’ambito delle ispezioni programmate nello stabilimento ex Ilva di Taranto, ha effettuato una attività di verifica degli autocontrolli e della documentazione inerente gli adempimenti alle prescrizioni autorizzative effettuando anche un sopralluogo presso la sala di controllo dell’Afo4 al fine di verificare l’operatività del sistema condensazione vapori loppa. Di seguito il Capo Area ha informato il GI del fuori servizio del sistema di condensazione dei vapori generati dalla granulazione della loppa per un disservizio meccanico di entrambe le pompe slurry AFO/4, a servizio del sistema di condensazione vapori loppa campo B. Il Capo Area ha specificato che l’impianto di condensazione a servizio del campo B/AFO4 è fuori esercizio dal 04/04/2022 e che la granulazione viene quindi effettuata direttamente nella vasca loppa“.

A seguito del disservizio impiantistico rilevato il gruppo ispettivo ha chiesto al gestore Acciaierie d’Italia la documentazione relativa ai tre altiforni per tutto l’arco temporale dell’anno 2021. Da qui ne è emerso un quadro drammatico: 11 eventi per AFO1 prevalentemente per intasamento del grigliato o rottura della valvola di drenaggio; 47 eventi per AFO2 di cui 35 correlati a disservizi delle pompe slurry (con frequente indisponibilità del ricambio) ma anche per caduta del grigliato interno del bacino; 32 eventi per AFO4 di cui 24 dovuti a disservizi delle pompe slurry prevalentemente per perdita eccessiva dalle baderne e problemi di tenuta”.

E’ partita quindi una proposta di diffida per inosservanza delle prescrizioni autorizzative che Ispra ha proposto al Ministero e che naturalmente, quest’ultimo, ha poi notificato ai gestori della fabbrica. Nel documento di proposta di diffida Ispra specifica che “Le emissioni diffuse anomale di H2S ed SO2 derivanti dal raffreddamento della loppa in caso di avaria o impossibilità di utilizzo del sistema di condensazione vapori loppa, sono oggetto di contabilizzazione su base annuale attraverso il protocollo 2 del PMC di cui al DPCM 29/09/2017 “Stima e/o Misura di ciascuna emissione
non convogliata, comprensiva anche degli eventi anomali e degli eventi di “emergenza” mediante dei fattori di emissione opportunamente calcolati considerando la produzione di ghisa corrispondente alla percentuale di utilizzo della vasca di granulazione loppa.

Prosegue Ispra nel documento di proposta di diffida specificando che “la condensazione dei vapori della loppa è di fatto un sistema di abbattimento degli inquinanti e corrisponde ad una specifica BAT (Best Available Techniques (BAT) Reference Document for Iron and Steel Production ed. 2013) citata nel paragrafo 6.2.2.1 “Environmental issues for the blast furnace process – Emissions to air” che, sulla base di quanto esposto sopra, risulta parzialmente applicata a causa dell’inefficacia delle azioni correttive poste dal Gestore con un conseguente contributo emissivo di H2S e SO2 che si potrebbe contenere sensibilmente mediante l’adozione di una misura migliorativa risolutiva finalizzata alla riduzione dei continui interventi di riparazione delle attrezzature che si sono dimostrati inefficaci e, dunque, a garantire l’affidabilità del sistema di pompaggio slurry.

A tal riguardo si evidenzia infine che tali apparecchiature non sono state inserite all’interno dell’elenco aggiornato degli elementi critici di cui alla procedura SGA “Acquisti di beni e servizi per la tutela della salute, della sicurezza e dell’ambiente”, trasmesso in allegato 16 alla DIR 281 del 13/05/22 su richiesta di Ispra. Sul punto va quindi rilevato che il Gestore, limitatamente al caso specifico, non ha correttamente valutato la criticità ambientale connessa all’esercizio di tali apparecchiature, in applicazione della BAT sopra indicata”.

Per le violazioni di cui sopra – conclude Ispra nel documento – lo scrivente Servizio, ai sensi dell’art. 29-decies comma 6, propone a codesta Autorità di diffidare il Gestore affinché, entro 30 giorni dalla ricezione della diffida:

1. predisponga e trasmetta un piano di adeguamento impiantistico per tutti e 3 gli altoforni AFO1-AFO2- AFO4, corredato dei relativi cronoprogrammi, volto all’implementazione, entro il 31 dicembre 2022, di un sistema affidabile di interventi che possa garantire la continuità di esercizio del sistema di condensazione loppa e il conseguente contenimento delle emissioni non convogliate di H2S e SO2 ascrivibili al processo.

2. provveda tempestivamente all’inserimento di tali attrezzature nell’elenco delle apparecchiature critiche in quanto funzionali al sistema di abbattimento delle emissioni previsto dalle BAT al fine di definire la classe di rischio per l’applicazione delle procedure di acquisto beni e servizi.

3. implementi nel proprio SGA una procedura di monitoraggio e controllo dei parametri di funzionamento di tale sistema nonché delle performance correlate al fine di individuare i fenomeni precursori di guasti/malfunzionamenti.

La proposta di diffida è stata inviata da Ispra al MiTE il 15 giugno 2022 e la diffida è stata notificata dal Ministero ad Acciaierie d’Italia il 27 giugno 2022.

 

altri documenti allegati: proposta diffida vapori loppadiffida vapori lopparisposta spesal a accesso atti