Il 10 ottobre 2025 la società “Terminale di rigassificazione GNL Taranto s.r.l. ” ha depositato l’istanza di Valutazione Impatto Ambientale del progetto “Progetto Rigassificatore GNL da 12 MLD mc/anno nell’area portuale di Taranto”, attualmente il progetto è inn stato di “verifica amministrativa”.
Il tanto discusso progetto di rigassificazione, quindi, è stato gemmato formalmente sul portale del sito del Ministero ma subito saltano evidenti alcune incongruenze: “documentazione non disponibile per la procedura selezionate, infatti al relativo link della procedura non è possibile visionare alcuna documentazione, fatto che confliggerebbe con le norme, il Testo unico ambientale che deriva dalle direttive europee. Documenti inerenti la salute pubblica e l’impatto sull’ambiente? Non c’è nulla.
Il secondo aspetto notevolmente curioso è la paternità della società: con sede legale a Milano ed iscrizione alla Camera di Commercio della stessa città, la società costituita a settembre del 2022ha un capitale sociale di soli 10mila euro ed è controllata da due società anonime, una con sede in Svizzera e l’altra in Lussemburgo: la prima Denali gas trading SA socio proprietario con 9500 euro e l’altra, la Belenenergia devoloppement europe SA che ha versato i rimanenti 500 euro. L’amministratore è Alberto Leopizzi, un uomo nato a Gallipoli che ha l’età di mio padre in carica solo da luglio 2025 nella società che ha avviato le proprie attività con codice ATECO 71.12.20 Gestione di progetti relativi a opere di ingegneria integrata.
Ed ora cosa si fa? Il futuro di Taranto è davvero solo e solamente legato ad opere che incidono e gravano sull’ambiente e il già compromesso ecosistema senza citare le ben note conseguenze sanitarie? La propaganda del greenwashing vuole far passare questa opera per “decarbonizzazione” di un territorio che ha fatto la storia dell’industrializzazione del ventesimo secolo, un’opera fortemente voluta dal Governo che vede contrapporsi le istituzioni locali: il sindaco di Taranto Piero Bitetti e il presidente della Provincia di Taranto Gianfranco Palmisano.
Ma se i piani del ministro Urso riportavano un eventuale fabbisogno indistriale di poco più di 5 miliardi mc/anno l’anno con lo scenario impianto DRI per l’ex Ilva l’ultima osservazione riconduce ai volumi citati nel titolo del progetto: 12 MLD mc/anno, un numero che fa paura a chi ci tiene al futuro di Taranto in chiave post industriale.
Ma c’è anche l’antefatto, ad agosto del 2025 la società poponente del progetto aveva annunciato l’avvio dell’iter al sindaco di Taranto Bitetti, al presidente della regione Puglia Emiliano e al Ministro Urso, ecco il documento.
