di Luciano Manna – Taranto continua ad essere sotto bombardamento, un assedio continuo e giornaliero nonostante il minimo storico, anche nel 2024, della produttività. Sulla città piovono inquinanti letali per la salute delle persone provenienti dagli impianti ex Ilva Acciaierie d’Italia e la cosa più inquietante è che questi inquinanti, oltre ad essere visibili da ogni punto della città ed anche da distanze considerevoli, sono certificati dagli enti di controllo ufficiali sui verbali delle visite ispettive che diventano anche notifiche di violazioni comminati dal ministero nei confronti dei gestori della fabbrica. Ma il tarantino come reagisce in questo contesto al netto delle solite manifestazioni che oramai vengono dettate da un canovaccio per nulla incisivo e per niente risolutivo?
VeraLeaks, tramite fonti riservate, è riuscita a mettere le mani su alcuni dati che saranno pubblicati in futuro sul sito del Ministero dell’Ambiente. Queste informazioni attengono le emissioni non convogliate dei vapori di loppa a valle degli altiforni, nello specifico quelli dell’altoforno numero 4 che è stato riavviato a maggio del 2024.
Dal 28/05/2024 al 19/10/2024 il Gestore ha effettuato 295 granulazioni loppa senza condensazioni di vapori, e solo in una giornata il Gestore ha quantificato il tenore degli inquinanti H2S e SO2. Arpa Puglia non molla la presa sulla fabbrica e continua a chiedere dati ed informazioni ai gestori dello stabilimento ai fini del procedimento ancora in corso, il riesame dell’autorizzazione integrata ambientale. In tal senso si attendono anche i risultati della prossima ispezione prevista per il 5 novembre dove al vaglio passeranno i dati dei controlli dell’azienda sulle emissioni fuggitive sul gas coke nell’area sottoprodotti. Le regole circa il rilascio dell’AIA sono chiare, in realtà lo erano già dal 2011: ai fini del Piano di Monitoraggio e Controllo il Gestore della fabbrica deve quantificare le emissioni, anche e specialmente quelle diffuse, cioè quelle non convogliate.
Tanto ha provocato il riavvio dell’altoforno numero 4 a cavallo tra il primo e secondo semestre del 2024 e alla stessa storia assistiamo oggi dopo la recente riaccensione dell’altoforno numero 1. Vapori di loppa acidi e tossici che fanno scoparire all’orizzonte il quartiere Tamburi.
In realtà l’allarme sui vapori di loppa era già scattato qualche anno fa a seguito delle ispezioni effettuate in stabilimento dal gruppo ispettivo formato da Ispra ed Arpa Puglia che hanno focalizzato i controlli sulle vasche di granulazione loppa in esercizio senza captazione e conseguente condensazione dei vapori. Le ispezioni dell’anno 2022 hanno prodotto la richiesta dei dati dell’esercizio impianti del 2021 da cui emerse un quadro tragico: Afo 1, 2 e 4 procedevano con la produzione spesso senza la condensazione dei vapori di loppa sino ad emettere una severa prescrizione, severa solo sulla carta però:
“predisporre e trasmettere un piano di adeguamento impiantistico per tutti e 3 gli altoforni AFO1-AFO2-AFO4, corredato dei relativi cronoprogrammi, volto all’implementazione, entro il 31 dicembre 2022, di un sistema affidabile di interventi che possa garantire la continuità di esercizio del sistema di condensazione loppa e il conseguente contenimento delle emissioni non convogliate di H2S e SO2 ascrivibili al processo”. Attenzione alle parole però: nel 2022 Ispra non intima alla fabbrica di mettere in funzione le pompe slurry per captare i vapori della loppa, non obbliga loro di avere efficienti ed attive le captazioni dei vapori durante la marcia degli altiforni ma scrivono semplicemente di “predisporre e trasmettere”, una prescrizione, quindi, superabile con un semplice ordine o addirittura preventivo fatto dal reparto commerciale senza essere costretti a nessun acquisto e conseguente montaggio delle pompe.
Se poi consideriamo che H2S e SO2 ad alte concentrazioni inalate, sono capaci di inibire il nervo olfattivo, causare incoscienza in pochi minuti, irritazioni agli occhi e alle vie respiratorie e nei casi più gravi in termini di maggior tempo di esposizione ad alte concentrazioni può causare un edema polmonare e la morte dell’individuo, il rischio sanitario è bello che superabile, trascurabile, accettabile e burocraticamente consentito.
E ritorniamo, quindi, alla domanda iniziale: ma il tarantino come reagisce in questo contesto al netto delle solite manifestazioni che oramai vengono dettate da un canovaccio per nulla incisivo e per niente risolutivo?
Taranto è quella città dove tutto può accadere, dove tutto può piovere sulla testa della gente: poco o nulla accadrà. Dopo qualche decennio tra proposte politiche che si erano dichiarate alternative la città vive una comoda condizione di ignavia da cui non sembra aver voglia di uscirne, come se questo cantuccio fosse, nonostante tutto, una condizione comoda ai molti. La scarsa fiducia nella politica è stata falciata definitivamente dalle proposte politiche di soggetti nati in movimenti civici e comitati vari: una inesorabile parabola discendente partita dall’attivismo di strada, confluita in contenitori politici apparentemente nuovi e staccati dalla vecchia politica ma passante da rappresentanti eletti in ogni livello istituzionale per poi discendere rovinosamente verso l’inerosabile tradimento dell’elettorato: promesse urlate alle pance rivelate puro ed iniquo populismo, chi professava il libero pensiero si dedica a tacciare con evidente violenza verbale chi la pensa liberamente, chi ha coltivato il suo orticello a sinistra oggi milita nella politica di destra, chi sputava sulla fabbrica e si mostrava puro ed incontaminabile oggi è un operatore culturale che attinge ai fondi di Ilva in amministrazione straordinaria. E chi la racconta questa storia? Nessuno. La parte peggiore di questa città non è tanto vederla abitata da questa gente con cui, purtroppo, ci tocca condividere quel poco di aria sana che ci rimane da respirare, i conati di vomito sopraggiungono con il dolore quando ti si rompono i timpani dal piombo silenzio di chi per mestiere dovrebbe fare cronaca o anche, almeno, la cronaca dovrebbe farla o di cronaca dovrebbe vivere per rimanere fedele alla linea della propria morale.