di Luciano MannaNon sarà certo VeraLeaks a fornire ad Arpa Puglia i dati scientifici per analizzare le imbarazzanti, per la fabbrica Acciaierie d’Italia, emissioni del 3 gennaio 2024 avvenute tra le ore 9 e le ore 10 ma la stessa VeraLeaks può far notare all’organo scientifico Arpa Puglia alcune cose: ad esempio che su un episodio del genere, e soprattutto in un territorio come quello di Taranto, forse la comunicazione non andrebbe licenziata così di fretta, con due parole dette da Bari e senza neanche riportare tutti i dati tecnici relativi al fatto.

Per prima cosa chiariamo sulle emissioni che sono state due nel corso della mattinata di mercoledì 3 gennaio: la prima è avvenuta alle ore 9, la seconda alle 10.30. In realtà la precisazione l’ha riportata per prima il Corriere di Taranto già nella serata dello stesso giorno. Entrambe sono avvenute in Acciaieria2 dello stabilimento Acciaierie d’Italia. Secondo. La sottigliezza sul nome. E’ slopping o no? Si, lo è anche dopo la smentita dei gestori degli impianti ex Ilva. Lo possono chiamare come vogliono: Arturo, Nube rossa o come pare più bello a loro. A prescindere dal nome forse quelli della fabbrica dimenticano una cosa. Per la Legge in Italia, più precisamente per l’art. 674 del Codice Penale questo episodio sarebbe “Getto pericoloso di cose” e di conseguenza questo “getto pericoloso di cose” come impatta sulle matrici ambientali? Tutte però, non solo l’aria. E sugli alimenti?

Potete quindi chiamarlo come vi pare anche se, in realtà è ciò che è avvenuto nel corso del’ultimo decennio tarantino, tutte le emissioni provenienti dalle acciaierie 1 e 2 durante il processo di conversione ghisa/acciaio sono definite slopping. Poco cambia se l’emissione visibile dall’acciaieria è stata causata in fase di insufflaggio o di colaggio della ghisa dalla siviera al convertitore. E’ slopping. Altra cosa che i gestori franco indiani sanno bene: nei report trimestrali ed annuali che inviate al Ministero dell’Ambiente (ci piace sempre chiamarlo così per dare un tono all’inutilità di questo ministero) tutti gli eventi emissivi delle acciaierie si definiscono “Emissioni visibili acciaieria”, esattamente nell’allegato 1.8 alle relazioni. Quindi, davvero, sentitevi rilassati nel dargli il nome che vi pare. Per noi è uguale e propabilmente anche per la Procura.

Da una veloce consultazione dei documenti ufficiali di Arpa Puglia si evince che tutti gli slopping avvenuti sino ad oggi, e quindi anche quelli degli anni d’oro di gestione Riva e Commissariale dopo, nessuno slopping ha avuto ripercussioni sui dati della rete delle centraline. Però, e questa è storia, oltre che pura cronaca, proprio questi episodi di emissioni non convogliate sono episodi fondamentali riportati sulle carte del Tribunale di Taranto, sia su quelle del sequestro del 2012 che su quelle delle motivazioni della sentenza del processo penale Ambiente svenduto. Anche per questo motivo VeraLeaks ha potuto dire che la gestione ArcelorMittal, insieme allo Stato, provoca le stesse emissioni della gestione Riva.

Arriviamo alle comunicazioni di Apra. Premessa. Ma quanto ci mancano le esternazioni dell’ex dg Agiorgio Assennato? Ci mancano perché, seppur in linea col rigore scientifico che ad Assennato di certo non mancava, non brillavano di istituzionalità ed erano cariche di genio e sregolatezza. Con quelle di oggi, sinceramente, c’è tanta noia. Prima considerazione: ma perché sulle questioni di fabbrica ben note a Taranto si esprime l’ufficio stampa di Bari? Nessun campanilismo, è una questione di competenza territoriale ed in tal senso non sarerebbe stato il caso di aver fatto scrivere due righe al dott. Vittorio Esposito? Probabilmente, anzi sicuramente, il testo emanato agli organi di stampa avrebbe avuto un senso, diciamo, più scientifico. Quello emanato dall’ufficio stampa di Arpa Puglia, invece, ha un odore stantio di linea istituzionale che a Taranto conosciamo bene. Ci dà nausea e non è conciliante col territorio.

Nel contenuto il comunicato stampa di Arpa Puglia riporta che “sono avvenuti due eventi di emissione non convogliata, con fuoriuscita di fumi rossastri dalle pareti laterali e dal basso, oltre che dal tetto del capannone ACC2, conseguenti allo sversamento di ghisa liquida dalla siviera durante il caricamento nel convertitore”. Inoltre Arpa ci comumnica che ha analizzato la rete delle centraline esterne ed interne allo stabilimento ricercando, a seguito dell’emissione e quindi negli orari in cui si è verificata, benzene, PM10, PM2.5, IPAtot, H2S, ozono, NO2 e CO.

Domanda semplice: ma cosa contiene l’emissione slopping a cui fa riferimento il comnunicato di Arpa puglia? Quali eventuali metalli, idrocarburi o altro? Assodato che i parametri PM10, PM2.5 fanno riferimento ad un particolato generico che può contenere qualsiasi inquinante, e quindi possono essere indicatori attendibili per capire quanto ha impattato l’emissione del 3 gennaio sulla qualità dell’aria, l’analisi dei valori misurati nelle centraline per IPAtot, H2S, ozono, NO2 e CO e Benzene è mirata o casuale? Per essere più chiari. Vengono analizzati quei parametri perché solo quelli potete ricercare nella rete delle centraline o perché conoscete la natura dell’emissione. Quindi, si ripropone la domanda. Quali elementi chimici sono contenuti nelle emissioni dell’Acciaieria2 precisamente nella fase descritta da Arpa Puglia? Quali elementi chimici si sprigionano in maniera non convigliata e diffusa in fase di sversamento di ghisa liquida dalla siviera durante il caricamento nel convertitore. Nulla di questo viene riportato nel comunicato stampa di Arpa Puglia.

Altra osservazione. Nel comunicato di Arpa si riporta la seguente frase: “In tutte le altre centraline, sia interne che esterne allo stabilimento, gli andamenti degli inquinanti sono privi di variazioni anomale e non mostrano significative ricadute sulla qualità dell’aria”. Quanto è azzardato, prematuro e poco scientifico sostenere non ci sono ricadute sulla qualità dell’aria a sole 48 ore dall’evento? Domanda semplice e spontanea che scaturisce da un dato che fornisce la stessa Arpa Puglia nello stesso comunicato:

L’analizzatore di PM10 (che fornisce dati con frequenza bi-oraria), ubicato nella centralina di Tamburi – via Orsini, alle ore 10:00 del 3 gennaio ha misurato una concentrazione di PM10 pari a 195 ug/m3 (195 microgrammi per metro cubo di aria ambiente). Questo valore di picco non ha tuttavia causato un superamento del valore limite giornaliero di PM10 fissato a 50 g/m3 (50 grammi per metro cubo), infatti, la concentrazione media giornaliera misurata dalla suddetta centralina è stata pari a 47 g/m3“.

PM10 pari a 195 ug/m3, anche se è un dato di picco e comunque misurato alle ore 10, cioè a cavallo tra una emissione e l’altra, è un dato abnorme rispetto ai limiti di Legge soprattutto in virtù del secondo dato fornito dalla stessa Arpa Puglia e cioè il 47 g/m3 sempre riferito al PM10. Un dato che farebbe saltare sulla sedia quelli dell’OMS che raccomandano di non andare oltre ben oltre la metà del dato rilevato come media, cioè 47. Quando sarà messa mano alla Legge 155/2010 e soprattutto quando gli organi di controllo si renderanno conto che questi limiti non sono conseguente sicurezza per la salute delle persone?

Ed ancora. Ma sbaglio o Arpa Puglia non si occupa solo della matrice Aria e dovrebbe ricercare inquinanti anche sul suolo? E quindi cosa è successo al suolo dopo quell’emissione? Delle aree coltivate nelle aree limitrofe all’Acciaieria2 ne vogliamo parlare? O magari si vogliono prendere in considerazione le numerose emissioni di slopping avvenute negli ultimi anni di gestione ArcelorMittal dall’Acciaieria2? I conteggi degli slopping li trovate nei report semestrali a firma dei gestori degli impianti, Acciaierie d’Italia, e tutti pubblicati sul sito del Ministero dell’Ambiente. E quindi, quali inquinanti continuene l’emissione slopping e che effetto hanno nel terreno circostante?

In che direzione soffiava il vento durante le emissioni incriminate? E’ stato preso in analisi il punto emissivo rispetto alla rete delle centraline? Dalla mappa allegata in questo articolo, prendendo in considerazione la direzione del vento, OvestSusOvest a circa 10km/h, dato che si evince anche dalle fotografie dell’emissione, la colonna arancione dello slopping è andata ben oltre la rete interna dello stabilimento e sembra non averne coinvolta alcuna. Ma un’altra osservazione è doverosa. Che fine hanno fatto i sistemi di controllo DOAS e LIDAR? La linea di controllo DOAS circonda proprio l’acciaieria 2 lungo il perimetro dello stabilimento, sulla strada per Statte per intenderci. Che dati fornisce il DOAS? Sul sito Arpa siamo fermi al mese di settembre 2023.

Eppure i sistemi sitema ottico spettrale DOAS e LIDAR sono stati attrezzati e messi in opera lungo il perimetro della fabbrica proprio per ottemperare alla prescrizione 85 del riesame dell’AIA 2012  a seguito di un “Contratto di comodato tra ILVA S.p.A. e ARPA Puglia per l’utilizzazione e la gestione delle centraline per il monitoraggio della qualità dell’aria e per il sistema di monitoraggio ottico-spettrale di optical fence monitoring“. E il sistema LIDAR? Fermo a novembre 2023. Sarebbe utilissimo verificare i dati di questo sistema. Perché? Perché i tre sistemi LIDAR, che consentono di ricavare utili informazioni circa le caratteristiche della colonna d’aria sovrastante lo strumento, sono stati montati in area sud dello stabilimento, cioè in area direzione, agglomerato e parchi. Se la nuvola slopping uscita dall’ACC2 è arrivata sino alla centralina Tamburi – via Orsini e ha provocato il picco di 195 ug/m3 è passata dal sistema LIDAR.

Un altro dato mancante nella comunicazione di Arpa Puglia e che relega lo stesso ad uno sterile assist nei confronti della fabbrica è, appunto, la direzione del vento. Si, va bene che avete chiuso dicendo che “Le risultanze delle attività ispettive sopra descritte saranno trasmesse agli Enti competenti” ma non potete chiosare in questo modo una questione ambientale complessa. Francesca Lombardi, addetta stampa di Arpa Puglia, io prima di firmare questo comunicato avrei fatto domande precise ai responsabili scientifici dell’Agenzia regionale. Come comunicazione questo comunicato è un tonfo ed è destinato a far parlare di se anche in futuro, ha lacune sicentifiche e non rende giustizia alla nostra città. Taranto. Sempre la stessa storia.