Giacomo Campo perse la vita il 17 settembre del 2016 mentre operava su un nastro trasportatore asservito all’impianto dell’altoforno numero 4 dello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto per svolgere una operazione di manutenzione che si rilevò fatale per il giovane operaio venticinquenne di Roccaforzata. Il Gup del Tribunale di Taranto Vilma Gilli ha rinviato a giudizio nove imputati per omicidio colposo e per la violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro: sei alle dipendenze dell’Ilva, l’ex direttore, due capiarea, un caporeparto e due tecnici e tre dipendenti della ditta Steel Service dove prestava servizio anche Giacomo.
Nell’udienza che si è svolta oggi dalle ore 12 nell’aula F del Tribunale di Taranto è stato ascoltato l’ingegnere Consulente Tecnico d’Ufficio che ha risposto alle domande dei legali che difendono gli imputati alla presenza del Pubblico Ministero, il dottor Mariano Buccoliero. Argomento cruciale è stato quello relativo al rispetto della POS, cioè la “Pratica Operativa Standard”. Dagli atti processuali, infatti, emerge che alle ore 5.00 del mattino del 17 settembre 2016 fu richiesta e applicata solo una messa in sicurezza elettrica del nastro e non, contestualmente a quella elettrica, una messa in sicurezza meccanica del nastro trasportatore.
Il processo proseguirà con le udienze il 9 aprile 2024 alle ore 13 dove saranno ascoltati altri teste, compreso l’operaio T. collega di Giacomo, che da suo zio viene definito il testimone chiave. Così Romeo Cappello dichiara a RadioVera: “Non ho niente da nascondere, ho 150 pagine della morte di Giacomo dove c’è il testimone chiave, a parte il testimone chiave che ha avuto il sangue di mio nipote in faccia e non è stato mai chiamato in tribunale, mai!… Quando il Capo area ordinava di fare quello, si… E ce ne sono ancora, perché gli altri uscirono fuori però, intanto loro, sentirono l’ordine che diede quel capo quella tragica mattina”.