di Luciano Manna – Non è la sceneggiatura di un film. Queste immagini sono reali e sono state realizzate mercoledì 25 ottobre 2023 dentro il reparto laminatoio a freddo denominato LAF. Durante la mattinata dello stesso giorno la città di Taranto è stata interessata da una pioggia copiosa e consistente. Come al solito, e come già documentato in passato, sono molti i reparti della fabbrica ex Ilva Acciaierie d’Italia, con la gestione privata di ArcelorMittal capeggiata dall’amministratrice delegata Lucia Morselli, che si allagano perché i tetti fatiscenti e senza manutenzioni fanno, nel vero senso della parola e non in senso lato, acqua da tutte le parti.

 

Sotto quel tetto colabrodo, sotto quella pioggia, che in alcuni punti crea alcune cascate d’acqua, ci sono le linee di produzione alimentate dai relativi impianti elettrici: fonti di VeraLeaks ci riferiscono che per l’acqua piovana caduta dentro il reparto LAF è stato “messo in salvo” un carroponte, prontamente spostato lungo l’asse dei suoi binari per evitare danni irreparabili, ed inoltre, sotto lo stesso tetto sono attive ed in marcia due linee: la canottatrice e la plissettatrice.

Il giorno dopo il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in audizione alle commissioni riunite X della Camera e IX del Senato, parlando dello stabilimento dove piove dentro le linee di produzione, quello di Acciaierie d’Italia, riesce a dire che “qui davanti al Parlamento l’impegno del governo che è evitare a ogni costo la chiusura de facto, per inerzia, e la liquidazione dell’azienda“. Ad ogni costo, appunto, anche a costo della sicurezza dei lavoratori ministro Urso? E della salute dei cittadini? Anche questo è un costo, quello sanitario, accettabile pur di continuare a produrre in queste condizioni? Pare di si anche perché il ministro nella stessa audizione aggiunge: “Mentre percorriamo questa strada dobbiamo garantire la salvaguardia degli impianti, la sicurezza sul lavoro e l’aumento della produzione”. Appunto, della salute e del rischio sanitario non se ne parla.

Nel 2023 il colosso mondiale dell’acciaio, gestito dallo Stato e per la maggioranza delle azioni dal privato ArcelorMittal, mette a richio la sicurezza dei lavoratori permettendo che una pioggia ordinaria cada copiosa sulle linee di produzione in marcia. Solo un mese fa, il 28 settembre scorso, nello stabilimento Acciaierie d’Italia di Taranto, proprio questo che vedete con la pioggia sulle linee di produzione, si è svolta la Steel Commitment 2023 dove le indiscutibili capacità comunicative di Lucia Morselli hanno fatto leva sui clienti giunti in stabilimento per sentir parlare di qualità e certificazione del prodotto ed addirittura si sono spinti in una tranquilla visita della fabbrica. Tranquilla si, perché i clienti partecipanti all’evento non hanno visitato reparti che versano in queste condizioni.

Chissà cosa ne pensa di queste immagini il presidente di AIGI, Fabio Greco. Nelll’ultimo mega manifesto esposto sui cartelloni pubblicitari della città, ancora oggi visibili con tanto di firma AIGI, il gruppo di imprenditori che ha abbandonato le sedie di Confindustria Tarantoper la Corte di Lucia, si dichiara che questa fabbrica è la “più ambientalizzata d’Europa” e si richiede “rispetto per Taranto”. Rispetto da parte di chi e verso chi? Ma il presidente di AIGI Greco, si è mai chiesto perché la Procura di Taranto, a maggio 2022, ha espresso parere negativo in merito all’istanza di dissequestro degli impianti dello stabilimento siderurgico presentata dai legali dei commissari di Ilva in AS? Necessiterebbe anche un po’ di attenzione nel sostenere che questi impianti sono i più “ambientalizzati d’Europa”. Prima o poi qualcuno potrebbe bussare alle porte degli uffici di qualche azienda che ha eseguito i lavori AIA con i soldi pubblici. Giusto così, per capire come sono stati eseguiti e soprattutto se sono stati determinanti nel far cessare le emissioni inquinanti.

Per adesso piove sul bagnato e sulle linee di produzione di una fabbrica, quella di Acciaierie d’Italia, che inquina come accadeva ai tempi della gestione della famiglia Riva. E poi sappiamo come è andata a finire.