di Luciano Manna – Nonostante i lavori eseguiti nelle more delle prescrizioni dell’Autorizzazione Integrata Ambientale scaduta nei termini di attuazione ad agosto 2023, lavori di cui si vantano i dirigenti della fabbrica e non solo, ma anche le aziende dell’indotto che hanno costituito il comitato dell’indotto denominato Aigi, di fatto costituita Associazione Indotto AdI e General Industries, cioè gli scappati di casa confindustria, nonostante questa mole di lavoro che è costata tanti soldi pubblici, la fabbrica si trova davanti ad un tragico scenario che vede lo stop di tutti gli altiforni: l’1, il 2 ed il 4.

AFO1. Ad agosto di quest’anno era stato fermato nell’operazione di colata della ghisa, non spento quindi, con la scusa del montaggio del quarto filtro meros che avrebbe rallentato la produzione dell’agglomerato. Una scusa, appunto, comunicata alla stampa dalla fabbrica che non si è verificata in occasione del montaggio dei tre filtri meros precedenti. In realtà Afo1 aveva seri problemi impiantistici e pèiù volte era stato fermato per manutenzione straordinaria. A marzo su questo altoforno si era verificato un grave incidente che aveva coinvolto il piano tubiere con una esplosione e conseguente fuoriuscita di ghisa liquida sul piano di colata. Lo stesso episodio si era verificato qualche mese prima, a novembre del 2022.

AFO2. Gravi problemi alla corazza che diventa incandescente all’altezza del crogiolo a causa dell’usura del refrattario al suo interno. In passato, almeno un paio di volte, era stato tamponato il problema con spruzzate di cemento refrattario ma oramai questo altoforno è a fine campagna. Se non viene fermato definitivamente si rischia che la ghisa che ha già ridotto ai minimi termini i mattoni refrattari buchi la corazza metallica esterna. Un incidente rilevante che potrebbe causare vittime.

AFO4. L’altoforno con più problemi ed il più pericoloso. Quello che ha già ammazzato nel 2016 e ci ha provato ancora con l’incidente di settembre, sempre sul rullo del nastro trasportatore “via comune” che si stava portando via un altro operaio di una ditta dell’indotto, così come accadde a Giacomo Campo nel 2016. Anche per questo altoforno è programmato lo stop e proprio per intervenire su questi nastri, precisamente sui cuscinetti dei rulli del nastro. La cosa più grave sta nel fatto che i cuscinetti dei rulli saranno sostituiti cuscinetti “usati”, non nuovi. Sono numerose le documentazioni raccolte su questo altoforno che attestano palesemente emissioni diffuse nocive e non convogliate.

Nel frattempo proprio oggi il presidente dell’holding di Acciaierie d’Italia, Franco Bernabé, nel conferire in commissione Attività produttive della Camera dei Deputati annuncia l’imminente stop della fabbrica “per consunzione” ed anche per “un rischio imminente di stop alla fornitura di gas” visto che la gestione della fabbrica dfa parte degli affittuari ArcelorMittal, la proprietà è dei Commissari straordinari, non dispone dei 100 milioni di caparra da versare al fornitore del gas. Ci sarebbero poi altri 100 milioni, circa, di debiti nei confronti delle ditte dell’indotto.