di Luciano Manna –Nel 2015 chiedemmo all’allora ministro dell’ambiente Galletti informazioni circa i rifiuti della fabbrica Ilva che venivano portati in una discarica di Melilli, in Sicilia. Ci rispose che il traffico era tutto autorizzato e regolare, tutti i documenti autorizzavano quel tipo di trasporto. L’anno successivo, grazie alle proteste coordinate da attivisti tarantini che informarono gli amici NoMuos che bloccarono i mezzi nel porto di Catania, lo stesso ministro Galletti autorizzò lo stop di quel traffico che definì temporaneo, un anno dopo. L’anno successivo ancora, marzo 2017, la discarica di Melilli dove venivano portati i rifiuti dello stabilimento Ilva fu sequestrata e furono arrestate 14 persone per associazione mafiosa. La Procura di Catania e quella di Siracusa che condussero le indagini non trovarono più traccia nella discarica di quei rifiuti di acciaieria. Portai personalmente al Procuratore di Siracusa un campione di polverino, con relative analisi, dello stabilimento Ilva, un campione che un attivista NoMuos aveva prelevato da un mezzo arrivato a Catania con la nave. Riformulammo un’altra domanda al ministro Galletti, gli chiedemmo come fece la gestione commissariale dello stabilimento a stipulare un contratto con i prestanome di una famiglia mafiosa, i catanesi Santapaola, per portare le polveri dell’Ilva a Melilli. Non avemmo mai nessuna risposta. Tutto era in regola, tutti i documenti consentivano traffici e autorizzavano l’attività di discariche.
Se è ancora lecito fare domande, perché anche in questo caso siamo convinti che la documentazione sia tutta in regola, sarebbe interessante capire il perché le terre del cantiere San Cataldo finiscono nell’area della discarica ex cava Cementir che era in fitto ad Ilva e che fu dissequestrata nel 2018 dalla Procura di Taranto. Attualmente nella discarica sono in corso diverse attività di recupero ambientale e messa in sicurezza secondo quanto prescritto dalla prescrizione UA25 che per la prima volta fu inserita nel piano ambientale del DPCM del 14 marzo 2014, il noto DPCM che variò le tempistiche di attuazione del riesame AIA del 2012 concessa a Ilva, e successivamente reintrodotta nell’ex DPCM 29.09.2017 art. 12 comma 4 che in sostanza concedeva l’autorizzazione integrata ambientale al privato ArcelorMittal che in affitto gestiva gli impianti ex Ilva.
Ad oggi l’ex cava ed ex discarica Cementir, che a ridosso della statale 100 occupa un’area di più di otto ettari, è sotto la responsabilità dei Commissari straordinari di Ilva in amministrazione straordinaria in quanto l’area, inseme ad altre aree fa parte di aree escluse dalla competenza del gestore degli impianti, ieri ArcelorMittal, oggi Acciaierie d’Italia. L’area è sottoposta ad operazioni di messa in sicurezza permanente con opere di capping, esptrazione del percolato, completo rifacimento del diaframma perimetrale e monitoraggio della falda.
Detto ciò ci siamo accorti di un fitto traffico di mezzi pesanti tra il cantiere del nuovo ospedale San Cataldo di Taranto e la discarica Cementir. Dopo aver effettuato un monitoraggio periodico nel corso dei giorni abbiamo avuto conferma che la terra del cantiere San Cataldo viene scaricata nella discarica Cementir. Contattato l’ente preposto al controllo abbiamo verificato che nello specifico delle terre del cantiere San Cataldo il rappresentante legale di una ditta privata, du cui omettiamo volutamente il nome, ha fatto dichiarazione all’agenzia ai sensi dell’articolo 21 in data 20/10/2020 e successivamente integrata in data 20/10/2021. Il riferimento normativo relativo alla gestione delle terre e rocce da scavo è il D.P.R. 120/2017 che consente di escludere, sotto determinate condizioni, le terre e rocce da scavo derivanti da attività finalizzate alla realizzazione di un’opera, dall’applicazione della disciplina dei rifiuti. Nel caso in oggetto, secondo la definizione di cui all’art. 2 comma 2 lett. v) del D.P.R 120/2017, il sito costituisce un sito di grandi dimensioni e, secondo quanto disposto all’art. 22, le terre e rocce da scavo generate nel sito di produzione, per essere qualificate come sottoprodotti devono rispettare i requisiti di cui all’articolo 4, nonché i requisiti ambientali indicati nell’articolo 20 della suddetta norma. Se ricorrono tali requisiti, il suolo escavato e non contaminato, può essere utilizzato in siti diversi da quello in cui è stato escavato.
I dubbi sussistono nel momento in cui, pur constatando la dichiarazione del privato al trattamento di quelle terre, non ci viene specificato che la destinazione delle terre del cantiere San Cataldo è il sito dell’ex discarica Cementir e, inoltre, nel visionare i documenti dei Commissari straordinari Ilva in As, almeno quelli pubblici, non compare il nome della ditta che ha fatto richiesta ai sensi di Legge all’agenzia regionale pur constatando che negli stessi documenti dei Commissari lì dove intervengono aziende nelle operazioni del sito queste vengono menzionate. La destinazione discarica Cementir era prevista nella gestione rifiuti del cantiere o è stata successivamente inserita con una variante al progetto iniziale? Le stesse terre di cantiere vengono utilizzate nella variante al progetto della discarica Cementir, una variante di cui abbiamo notizia a seguito dell’audizione dei Commissari straordinari il 24 maggio 2022 presso l’Aula della Commissione Attività produttive della Camera dei Deputati davanti alle commissioni Ambiente e Attività produttive? Nella realizzazione del diaframma perimetrale della discarica Cementir sono stati rinvenuti rifiuti speciali pericolosi e a seguito di questo ritrovamento ne è seguita la riprogettazione del capping. Insomma, sarebbe utile capirne qualcosa di più: se le terre del cantiere San Cataldo sono state caratterizzate e se sono idonee ad essere utilizzate nel sito della discarica Cementir che ha rilevato notevoli criticità ambientali nel corso della sua messa in sicurezza.