di Luciano Manna – Dura la vita in quel di Taranto per chi è tanto presuntuoso nel continuare a pensare di dare vita alla cittadinanza scientifica, quelle che sino ad oggi ha riconsegnato dignità a questa terra, quella che si studia nelle università in materia di comunicazione istituzionale votata alle istanze dei cittadini mosse a tutela della salute, dell’ambiente e della libera informazione. Le falle istituzionali in merito alle criticità ambientali vengono sollevate dai cittadini e condannate dalle attività di polizia giudiziaria. E’ andata così per gli ultimi due decenni nella narrazione industriale di questa città. Continuerà questo conflitto ancora per molti anni. Stato contro Stato e a farne le spese sempre e solo i cittadini.
Nel corso degli ultimi anni la convivenza con la fabbrica ex Ilva, poi ArcelorMittal ed oggi Acciaierie d’Italia, ha permesso ai tarantini di imparare ad identificare le differenze delle emissioni provenienti dalgi impianti dello stabilimento: quelle non convogliate e quelle dei diversi camini asserviti ai relativi impianti. Tra quelle non convogliate ricordiamo gli slopping delle acciaierie, le emissioni delle cokerie durante lo sfornamento del coke, quelle del grf durante lo spegnimento della scoria delle paiole, quelle dei natri trasportatori che disperdono diversi materiali pur essendo coperti, specie in agglomerato, ed infine le emissioni provenienti dalle vasche di granulazione loppa ai piedi di ogni altoforno di stabilimento. Sono proprio i vapori di loppa l’oggetto di questo approfondimento.
Da molto tempo siamo abituati a vedere, specie immediatamente dopo le ore del tramonto, alcune emissioni bianche che si sollevano dalle parti basse degli impianti e che saturano completamente l’aria sulla città. Sono i vapori acidi che si sollevano dai cumuli di loppa che è stata depositata in apposite vasche dopo essere stata colata dall’altoforno da un punto più alto del bagno di ghisa. Questi vapori sono molto pericolosi per la salute delle persone perché veicolano in aria enormi quantità di inquinanti come H2S (acido solfidrico o idrogeno solforato) e SO2 (biossido di zolfo): questi gas, ad alte concentrazioni inalate, sono capaci di inibire il nervo olfattivo, causare incoscienza in pochi minuti, irritazioni agli occhi e alle vie respiratorie e nei casi più gravi in termini di maggior tempo di esposizione ad alte concentrazioni può causare un edema polmonare e la morte dell’individuo.
Qual è, quindi, la situazione di oggi negli altiforni dello stabilimento ex Ilva di Taranto Acciaierie d’Italia mentre ci si distrae, un po’ troppo, sulla questione wind day? La risposta immediata è che la situazione attuale è a dir poco grave perché in tutti gli altiforni in marcia, cioè Afo1, 2 e 4 permangono problemi impiantistici che causano la non captazione di questi gas nocivi e quindi si verificano periodicamente continue emissioni diffuse e non convogliate che rappresentano un serio rischio per la salute dei lavoratori che operano sugli impianti e dei cittadini che abitano nelle aree limitrofe allo stabilimento. Arriviamo subito alla conclusione per approfondire successivamente la questione: Ispra ha dato tempo ai gestori della fabbrica di “predisporre e trasmettere un piano di adeguamento impiantistico per tutti e 3 gli altoforni AFO1-AFO2-AFO4, corredato dei relativi cronoprogrammi, volto all’implementazione, entro il 31 dicembre 2022, di un sistema affidabile di interventi che possa garantire la continuità di esercizio del sistema di condensazione loppa e il conseguente contenimento delle emissioni non convogliate di H2S e SO2 ascrivibili al processo”.
Ma come è potuto accadere tutto ciò? Come si pronuncia nel frattempo la Asl di Taranto e nello specifico lo Spesal che è il Servizio di Prevenzione e Sicurezza degli ambienti di Lavoro? Perché questa ulteriore domanda? VeraLeaks, acquisendo informazioni dall’interno della fabbrica (il whistleblowing al contrario per capirci), ha appreso che esisterebbero altre prescrizioni o indicazioni inerenti le emissioni dei vapori di loppa impartite dallo Spesal molto tempo prima dell’ispezione di Ispra ai gestori della fabbrica. Prendendo anche atto di alcuni contenuti delle prescrizioni o indicazioni fatte dallo Spesal ci si pone la lecita domanda in merito ad un eventuale conflitto tra le prescrizioni impartite dallo Spesal e le indicazioni di Ispra all’indomani dell’ispezione di Aprile. e cioè di aver dato tempo sino al 31 dicembre 2022 per sopperire alle criticità impiantistiche che sono poi la causa delle emissioni novice dei gas di vapori della loppa di altoforno. Per non sbagliare e per demolire ogni dubbio e tesi di compolotto abbiamo chiesto la documentazione allo Spesal a mezzo pec nelle seguenti modalità.
Ma andiamo per ordine e partiamo dall’inizio. Nei giorni 5 e 7 aprile 2022 il gruppo ispettivo Ispra, nell’ambito delle ispezioni programmate nello stabilimento ex Ilva di Taranto, ha effettuato una attività di verifica degli autocontrolli e della documentazione inerente gli adempimenti alle prescrizioni autorizzative effettuando anche un sopralluogo presso la sala di controllo dell’Afo4 al fine di verificare l’operatività del sistema condensazione vapori loppa. Di seguito “il Capo Area ha informato il GI del fuori servizio del sistema di condensazione dei vapori generati dalla granulazione della loppa per un disservizio meccanico di entrambe le pompe slurry AFO/4, a servizio del sistema di condensazione vapori loppa campo B. Il Capo Area ha specificato che l’impianto di condensazione a servizio del campo B/AFO4 è fuori esercizio dal 04/04/2022 e che la granulazione viene quindi effettuata direttamente nella vasca loppa“.
A seguito del disservizio impiantistico rilevato il gruppo ispettivo ha chiesto al gestore Acciaierie d’Italia la documentazione relativa ai tre altiforni per tutto l’arco temporale dell’anno 2021. Da qui ne è emerso un quadro drammatico: “11 eventi per AFO1 prevalentemente per intasamento del grigliato o rottura della valvola di drenaggio; 47 eventi per AFO2 di cui 35 correlati a disservizi delle pompe slurry (con frequente indisponibilità del ricambio) ma anche per caduta del grigliato interno del bacino; 32 eventi per AFO4 di cui 24 dovuti a disservizi delle pompe slurry prevalentemente per perdita eccessiva dalle baderne e problemi di tenuta”.
E’ partita quindi una proposta di diffida per inosservanza delle prescrizioni autorizzative che Ispra ha proposto al Ministero e che naturalmente, quest’ultimo, ha poi notificato ai gestori della fabbrica. Nel documento di proposta di diffida Ispra specifica che “Le emissioni diffuse anomale di H2S ed SO2 derivanti dal raffreddamento della loppa in caso di avaria o impossibilità di utilizzo del sistema di condensazione vapori loppa, sono oggetto di contabilizzazione su base annuale attraverso il protocollo 2 del PMC di cui al DPCM 29/09/2017 “Stima e/o Misura di ciascuna emissione
non convogliata, comprensiva anche degli eventi anomali e degli eventi di “emergenza” mediante dei fattori di emissione opportunamente calcolati considerando la produzione di ghisa corrispondente alla percentuale di utilizzo della vasca di granulazione loppa.
Prosegue Ispra nel documento di proposta di diffida specificando che “la condensazione dei vapori della loppa è di fatto un sistema di abbattimento degli inquinanti e corrisponde ad una specifica BAT (Best Available Techniques (BAT) Reference Document for Iron and Steel Production ed. 2013) citata nel paragrafo 6.2.2.1 “Environmental issues for the blast furnace process – Emissions to air” che, sulla base di quanto esposto sopra, risulta parzialmente applicata a causa dell’inefficacia delle azioni correttive poste dal Gestore con un conseguente contributo emissivo di H2S e SO2 che si potrebbe contenere sensibilmente mediante l’adozione di una misura migliorativa risolutiva finalizzata alla riduzione dei continui interventi di riparazione delle attrezzature che si sono dimostrati inefficaci e, dunque, a garantire l’affidabilità del sistema di pompaggio slurry.
A tal riguardo si evidenzia infine che tali apparecchiature non sono state inserite all’interno dell’elenco aggiornato degli elementi critici di cui alla procedura SGA “Acquisti di beni e servizi per la tutela della salute, della sicurezza e dell’ambiente”, trasmesso in allegato 16 alla DIR 281 del 13/05/22 su richiesta di Ispra. Sul punto va quindi rilevato che il Gestore, limitatamente al caso specifico, non ha correttamente valutato la criticità ambientale connessa all’esercizio di tali apparecchiature, in applicazione della BAT sopra indicata”.
Per le violazioni di cui sopra – conclude Ispra nel documento – lo scrivente Servizio, ai sensi dell’art. 29-decies comma 6, propone a codesta Autorità di diffidare il Gestore affinché, entro 30 giorni dalla ricezione della diffida:
1. predisponga e trasmetta un piano di adeguamento impiantistico per tutti e 3 gli altoforni AFO1-AFO2- AFO4, corredato dei relativi cronoprogrammi, volto all’implementazione, entro il 31 dicembre 2022, di un sistema affidabile di interventi che possa garantire la continuità di esercizio del sistema di condensazione loppa e il conseguente contenimento delle emissioni non convogliate di H2S e SO2 ascrivibili al processo.
2. provveda tempestivamente all’inserimento di tali attrezzature nell’elenco delle apparecchiature critiche in quanto funzionali al sistema di abbattimento delle emissioni previsto dalle BAT al fine di definire la classe di rischio per l’applicazione delle procedure di acquisto beni e servizi.
3. implementi nel proprio SGA una procedura di monitoraggio e controllo dei parametri di funzionamento di tale sistema nonché delle performance correlate al fine di individuare i fenomeni precursori di guasti/malfunzionamenti.
La proposta di diffida è stata inviata da Ispra al MiTE il 15 giugno 2022 e la diffida è stata notificata dal Ministero ad Acciaierie d’Italia il 27 giugno 2022.
Documenti allegati: proposta diffida vapori loppa – diffida vapori loppa – risposta spesal a accesso atti