di Luciano MannaLa difesa della libertà in questo paese sarà cosa sempre più dura e ardua. La precarietà del lavoro chiude la bocca alla cronaca. Ci rimane la propaganda col racconto di una realtà patinata, con l’emarginazione di chi dissente e l’incapacità amministrativa di chi si mostra sempre più lontano e distaccato da un popolo che subisce tutto ciò.

La fabbrica è la ex Ilva di Taranto ma è bene specificare che la gestione degli impianti è affidata alla società Acciaierie d’Italia: la fusione del privato ArcelorMittal con Invitalia. E’ bene specificarlo perché se si racconta un fatto relativo alla gestione degli impianti è assolutamente sbagliato parlare di ex Ilva senza chiamare in causa la società Acciaierie d’Italia, anche perché Ilva è una società gestita dai commissari di Governo.

Fatta questa doverosa premessa, utile per chi vuole evitare querele temerarie ma inutile a chi vuole dvvero appurare le responsabilità di ciò che accade in questi impianti, passiamo al fatto: a seguito dei controlli ordinari di Arpa Puglia negli impianti della fabbrica Acciaierie d’Italia di Taranto l’ente di controllo ha riscontrato valori oltre i limiti di Legge per i parametri Solidi sospesi totali, Rame e Ferro presso negli scarichi idrici della fabbrica, quelli che costituiscono la rete dei canali idrici dello stabilimento che poi sfociano in Mar Grande.

La proposta di diffida giunge al Ministero della Transizione Ecologica il 24 giugno 2022 a seguito dei controlli di Arpa Puglia e del report di Ispra. Il MiTE accoglie la proposta di diffida degli enti di controllo e la ratifica ad Acciaierie d’Italia, informando anche la Procura di Taranto, l’8 luglio 2022 ai sensi della Legge 156/06, il Testo Unico Ambientale e delle prescrizioni autorizzative per superamento dei Valori Limite di Esposizione (VLE) negli scarichi della fabbrica. Nella proposta di diffida, ufficializzata, poi dal MiTE, Ispra chiede al Gestore degli impianti di provvedere con ulteriori campionamenti nei canali idrici oggetto dei superamenti, anche in contraddittorio con Arpa Puglia inviando gli esiti agli enti di controllo.

Non si fa attendere molto la risposta del Gestore degli impianti che giunge il 28 luglio 2022 al MiTe, alla Procura, ad Ispra e alla “colpevole” Arpa Puglia” che prima ancora di eseguire i campionamenti straordinari richiesti a seguito dei superamenti obietta in maniera eccellente gli esiti delle analisi effettuati da Arpa.

“Con la presente la Società tiene in primo luogo a sottolineare che le anomalie riscontrate da Arpa per i parametri Solidi sospesi totali, Rame e Ferro nei campionamenti effettuati presso gli scarichi 1AI, 40AI, 12AI campo A non corrispondono ad una effettiva corretta rilevazione della qualità delle acque scaricate da Acciaierie d’Italia”.

La nota della fabbrica prosegue con l’invito e sollecito ad Arpa puglia ad essere solerte nell’indicare una data per fare ulteriori campionamenti in contraddittorio, ritenendo opportuno che il tutto si possa con l’intervento di Ispra. Non solo, quindi, si ribalta la situazione ma si umilia l’agenzia regionale con la richiesta di essere controllata nel lavoro da Ispra.

In conclusione Acciaierie d’Italia chiede al Ministero di rivedere la sua posizione circa la diffida ricevuta. Sulla base di cosa? E’ quindi colpa di Arpa Puglia, hanno sbagliato a fare i rilievi e adesso andassero a fare i campionamenti in fabbrica sotto il controllo di Ispra, così come richiesto dalla società Acciaierie d’Italia al Ministero.

Naturalmente si parla per assurdo. Ai lavoratori di Arpa puglia va tutta la solidarietà dei cittadini di Taranto che hanno compreso bene come vanno le cose quando si controlla una fabbrica gestita dallo Stato e da una multinazionale a cui lo stesso Stato ha dato il Potere di gestire gli impianti con queste modalità.

Arpa Puglia è solo colpevole di aver fatto il proprio lavoro come ha ripostato nei suoi verbali e come è possibile constatare nei documenti ufficiali.

Documento proposta di diffidaDocumento risconto alla diffida di Acciaierie d’Italia