C’è una discarica nel Mar Piccolo di Taranto, una montagna di rifiuti di vario tipo che si erge dal fondo del mare sino ad arrivare al pelo dell’acqua. Si presenta così, oggi, questo specchio d’acqua nonostante i milioni di euro già spesi per la realizzazione delle opere di bonifica condotte dal commissario straordinario Vera Corbelli nell’area SIN di Taranto, Mar Piccolo compreso. Ma questo tratto di mare unico al mondo per il suo ecosistema e posizione geografica, di vitale importanza per l’economia tarantina, continua ad apparire una discarica a cielo aperto in diversi punti della sua estensione. Il 12 novembre del 2018 Vera Corbelli già riceveva alcune critiche relative al suo operato e di contro alle maledette malelingue dichiarava alla stampa che “la gran parte degli interventi eseguiti non è immediatamente percettibile perché riguarda la bonifica ambientale di ciò che è depositato sul fondo del mare (Mar Piccolo)“. Proprio per confutare le indubbie dichiarazioni del Commissario siamo scesi sui fondali marini per verificare lo stato delle avvenute bonifiche. Questo video, ad esempio, mostra solo un piccolo tratto di mare a cavallo tra il primo e il secondo seno completamente ignorato dalle opere di bonifica. Qui, nel mare, c’è una vera e propria discarica di rifiuti a “cielo e mare aperto”.

Ma se qualcuno ha ancora dubbi, oltre ai fondali ignorati dalle opere di bonifica, abbiamo realizzato immagini nei punti in cui le opere di bonifica dei fondali marini da parte del Comiissario sono realmente avvenute. La geologa fu nominata Commissario Straordinario per gli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri l’8 luglio 2014. Sul suo sito web si legge che la copertura finanziaria totale ammonta a 214.896.436,74 euro ma nel corso degli anni tra protocolli di intesa, progetti, slide e tavoli istituzionali si è perso di vista il punto focale: la tutela e la valorizzazione dell’ecosistema marino, flora e fauna già compromessi dall’annosa incidenza inquinante della zona industriale ed dell’impatto antropico. Resta davvero difficile comprendere il perché i due seni del Mar Piccolo, nonostante gli interventi di bonifica, si presentino ancora con tonnellate di rifiuti sparsi sui fondali e sulle sponde, rifiuti che appaiono storici e che quindi sono lì da tempo, ben prima delle opere di pulizia e bonifiche messe in atto dal Commissario. Quindi, in entrambi i casi, troviamo rifiuti sia nelle aree interessate dalle boniche che in quelle ignorate dalle bonifiche. Ma, quindi, il Mar Piccolo, dopo 5 anni dall’insediamento del Commissario e dopo i rendicontati milioni di euro spesi, si può dire bonificato o no?

I rendiconti degli ultimi anni a firma del commissario Corbelli danno contezza dei volumi economici mossi per le bonifiche nel SIN tarantino. Solo nel 2017 il rendiconto annuale contava una spesa di 26.329.766,43 euro mentre l’esercizio finanziario del 2018 riportava un totale di 14.206.373,54 euro. Il 2017 e il 2018 sono gli anni in cui sono state svolte le opere di rimozione del Marine litter, così vengono chiamati i rifiuti ingombranti di natura antropica depositati sui fondali del mare, ad opera delle azienda Serveco con il supporto di Sogesid nello specchio d’acqua antistante la Discesa Vasto, banchina Cariati e il pontile ex-Maringenimil.

Chi è intervenuto ingaggiato dal commissario Corbelli per gli interventi nel primo seno del Mar Piccolo definì quell’opera “bonifica gentile”, ma seppur nel corso di quell’intervento furono rimosse tonnellate di rifiuti di ogni genere dal fondale del primo seno del Mar Piccolo, forse non tanto “gentile” visto che nel 2018 a causa dei fondali smossi i valori di diossina e pcb nei mitili risultarono i più elevati dal 2011, immediatamente dopo quegli interventi quello stesso specchio d’acqua interessato dalle bonifiche si presentava così.

Quando, quindi, una area si può definire bonificata nonostante le opere di bonifica già fatte? O vogliamo ancora sostenere che le opere non sono “percettibili” perché si trovano in fondo al mare? Su quei fondali ci siamo andati e ci ritorneremo, nel frattempo, nel dubbio, abbiamo esposto gli stessi dubbi e le stesse domande alla Procura della Repubblica di Taranto. Ed infine, l’Osservatorio Galene” istituito in Prefettura a febbraio di quest’anno dove i firmatari sono il sindaco di Taranto, l’assessore regionale all’ambiente della Puglia, il presidente della provincia, il presidente della Camera di commercio, il Soprintendente archeologico, i rappresentanti dell’Università degli Studi, del Politecnico, del CNR, dell’Arpa Puglia, del Comando Marittimo Sud della Marina Militare, della Capitaneria di Porto, del Comando Provinciale e del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza, il direttore dell’Asl, oltre i rappresentanti dell’economia e delle associazioni ambientaliste del territorio, cosa osservano? A cosa serve questo osservatorio se le condizioni osservate da semplici cittadini sono queste?