26 giugno 2018, di Luciano Manna – La filiera relativa alla produzione dei mitili di Taranto è interessata e colpita duramente da attività illecite, perpetrate negli anni e condotte ancora oggi, i cui effetti producono un elevato rischio sanitario per i consumatori dovuto all’immissione nel mercato regolare, locale ed estero (pescherie, ristoranti, banchi ai mercati), di cozze nocive allevate in violazione della legge. Per acquistare mitili sani ed esenti da contaminazione non basta, quindi, non comprare le cozze dai banchetti abusivi agli angoli delle strade o sui marciapiedi così come spesso consigliato dalle stesse istituzioni locali, ad esempio dalla Asl di Taranto. Le cozze nocive, contaminate da diossina e PCB, sono arrivate per anni sulle tavole dei consumatori e continuano ad arrivarci ancora oggi, anche se acquistate da rivenditori autorizzati.
Tutto quello che verrà riportato di seguito ha il solo fine di tutelare il comparto ittico tarantino, chi ha lavorato sino ad oggi, e continua a farlo, rispettando le regole e la legge. Ma purtroppo oggi a Taranto i miticoltori e i lavoratori del comparto che rispettano le regole, sono penalizzati da un sistema illegale che dal 2011 ad oggi, anno in cui si scoprirono per la prima volta valori elevati di diossine e PCB nei mitili, è stato totalmente “autorizzato” da un “modus operandi” istituzionale che lo ha di fatto legalizzato. Il sistema illecito dei mitili di Taranto, oggi, non riesce ad essere smantellato semplicemente perché rappresenta circa il 50% del fatturato annuo dell’intero comparto ittico. Di conseguenza se fosse bloccato immediatamente metterebbe in ginocchio diversi imprenditori e molte famiglie che si sostengono con questo sistema illecito e così facendo fanno giungere sulle tavole dei consumatori un alimento notevolmente a rischio e spesso, come da analisi della Asl, contaminato e quindi pericoloso per la salute umana. Anche chi opera nel sistema illecito è vittima dello stesso sistema. Le istituzioni locali non riescono a garantire un sistema lecito capace di tutelare gli imprenditori e i lavoratori del comparto al fine di produrre un alimento sano e controllato.
Ma questo non accade e tutto ciò è assurdo ed inaccettabile se si pensa che le cozze a rischio e contaminate sono solo quelle allevate nel primo seno del Mar Piccolo. Le altre, quelle allevate nel secondo seno e nel Mar Grande non sono contaminate, sono sicure, almeno ciò si evince dai dati della Asl di Taranto. Purtroppo, però, una notevole quantità di cozze del primo seno prodotta durante l’arco dell’anno viene regolarmente introdotta nel circuito commerciale autorizzato. Quest’anno, poi, il prodotto del primo seno rappresenta, nonostante le norme che lo vietano, una produzione di mitili fondamentale ed importante per l’economia considerato che ad agosto del 2017 il prodotto e il novellame presente nel secondo seno è andato perso a causa delle temperature elevate delle acque e ciò è stato causato da un caldo estivo eccezionale.
Nelle prime ore del 7 giugno 2018 i Carabinieri del Reparto Operativo del Comando provinciale e i militari della Capitaneria di Porto-Guardia Costiera di Taranto hanno condotto un’operazione nel primo seno del Mar Piccolo di Taranto a seguito della quale è stata sequestrata 1 tonnellata di cozze nere e sono state denunciate 8 persone per “produzione, detenzione e commercializzazione di cozze nocive illecitamente allevate nel 1° seno del Mar Piccolo”. La prova che queste cozze nocive finiscono nel circuito dei rivenditori autorizzati è data anche dal fatto che una persona degli otto denunciati era un commerciante di un paese della provincia di Taranto che ne aveva acquistate 60 kg per poi rivenderle nel suo esercizio. E non è certo la prima volta che vengono fermati e denunciati commercianti della provincia che giunti a Taranto acquistano cozze nocive provenienti dal mercato illecito. Queste cozze nocive vengono vendute da miticoltori abusivi al venditore con uno sconto del 50% (a circa 40 centesimi di euro al kg) proprio perché provenienti da allevamenti illeciti e residenti in acque inquinate, cioè nel primo seno del Mar Piccolo di Taranto.
Questa operazione è stata commentata, da gente comune ed anche da organi istituzionali, come il risultato dei controlli posti sulla filiera dei mitili. Falso. Si è pensato di essere al sicuro perché ci sono i controlli. Falso. L’operazione dei militari non è avvenuta perché chi doveva controllare ha fatto il proprio dovere. Se ognuno avesse fatto il proprio dovere, nel mese di maggio, non sarebbero state presenti migliaia di tonnellate di cozze nere nel primo seno del Mar Piccolo quando invece l’ordinanza sindacale ne vietava la presenza dopo il 31 di marzo. L’operazione dei militari svolta il 7 giugno è stata resa possibile solo grazie a una denuncia depositata da un cittadino di Taranto il 28 maggio presso negli uffici del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Taranto.
Lo specifica anche il comunicato dei Carabinieri che l’operazione del 7 giugno è stata eseguita “a seguito di una segnalazione pervenuta ai Carabinieri di Taranto inerente all’asserita ed illecita coltivazione e prelievo, dal 1° seno del Mar Piccolo, di cozze adulte pronte per la commercializzazione ed il consumo, anche dopo il 31 marzo, data entro cui, secondo l’apposita ordinanza regionale, debbono essere raccolti i mitili allo stato di “seme” per essere reimpiantati in acque non inquinate”.
Nella denuncia è stato depositato quanto segue:
– Dati Asl Mitili 2017
Il 7 novembre 2017, sempre presso gli uffici del Comando Provinciale – Reparto Operativo – Nucleo Investigativo – Carabinieri, sono stati depositati i dati delle analisi effettuate dalla Asl di Taranto relativi agli anni 2015, 2016 e 2017. In particolare quelli del 2017 hanno rilevato, nei mesi di maggio, giugno e luglio, valori oltre i limiti di legge, in alcuni casi anche più del doppio oltre limite di legge.
– Ordinanza Regionale del 25 marzo 2016, n.188
Secondo l’ordinanza del Presidente della Giunta Regionale 25 marzo 2016, n.188, all’art. 1 si legge che viene disposto il “blocco del prelievo e della movimentazione di tutti i mitili presenti nel I Seno di Mar Piccolo di Taranto” ed in deroga a questo punto l’art.2 dispone che “è consentita, entro il 31 marzo di ogni anno, la movimentazione del novellame riferito alla produzione dell’anno precedente, presente nel I Seno del Mar Piccolo di Taranto, sotto vincolo sanitario e previo esito conforme ad un campionamento ufficiale per i parametri chimici diossina e PCB. L’art. 3 dispone “il sequestro e la distruzione di tutti i mitili presenti nel I Seno di Mar Piccolo di Taranto che presentino
almeno una delle seguenti condizioni:
- abbiano raggiunto una lunghezza delle valve pari o superiore a 3 cm e non siano stati movimentati entro il 31 marzo di ogni anno;
- abbiano mostrato, a seguito di campionamento ufficiale, il superamento dei limiti previsti dalla normativa vigente per PCB e Diossine;
- siano allevati in assenza di registrazione ai sensi del Reg. CE n. 852/2004.
– Attività di mitilicoltura nel primo seno del Mar Piccolo
Nel mese di maggio le attività svolte nel primo seno del Mar Piccolo sono risultate incongruenti e non rispettose in merito a quanto disposto dall’ordinanza del Presidente della Giunta Regionale 25 marzo 2016, n.188. Il 24 maggio. Nella denuncia sono state depositate fotografie e video in cui vengono riprese operazioni di lavoro svolte negli allevamenti dei mitili nel primo seno del Mar Piccolo da cui si deduce che al 24 di maggio 2018, nel primo seno del Mar Piccolo, sono presenti mitili (cozze, noci, vongole) in violazione della suddetta ordinanza regionale. Da queste si evince, inoltre, che almeno sino al 24 maggio 2018 tutto il primo seno è interessato dalle operazioni di “sciorinatura” negli allevamenti delle cozze. La “sciorinatura” è l’ultima fase a cui sono sottoposte le cozze adulte prima della loro immissione sul mercato. Nell’immagine si mostrano i pali degli allevamenti presenti nel primo seno del Mar Piccolo con i mitili posti in fase di “sciorinatura”. Nelle immagini si mostrano altri miticoltori che dal fondo del primo seno del Mar Piccolo, per mezzo di appositi ancoraggi predisposti, portano sulla barca numerose casse blu per poi portare questo prodotto in alcuni magazzini della zona cittadina denominata “Porta Napoli”. (Queste casse contengono mitili come noci e vongole). In queste immagini vengono riprese attività di pulizia e apertura delle cozze nella zona Piazzale Democrate dove all’apparenza si violerebbero le norme sanitarie e dove inoltre vengono impiegate varie persone tra cui, così come si evincerebbe dalle immagini, anche minori ed immigrati. Tutti i materiali media sono stati realizzati il 24 maggio 2018.
– Tracciabilità del prodotto e rischio sanitario
Nei mesi di marzo, aprile e maggio dell’anno 2018 almeno tre aziende (ai militari sono stati forniti anche i nomi di queste società) che operano nel settore della mitilicoltura, riconducibili alle persone ritratte nei video e nelle fotografie, hanno operato prelevando il prodotto dal primo seno del Mar Piccolo per poi immetterlo nel mercato regolare ed autorizzato, sia locale ed estero; in alcuni casi etichettando il prodotto come allevato in altre zone: Mar Grande, San Vito. Tutto il prodotto (cozze, noci e vongole) viene caricato, anche con frequenze settimanali, su grossi automezzi (tir) destinati al mercato estero (paesi dell’Unione europea) e su furgoni per la distribuzione nel mercato locale e della provincia. Si precisa che la distribuzione e la vendita dei mitili presso i rivenditori locali, dopo l’etichettatura dei mitili con zone differenti dalla loro provenienza di allevamento, cioè primo seno del Mar Piccolo, non avvengono quindi solo presso i banchetti abusivi che di solito occupano i marciapiedi della città, che non hanno nessuna etichettatura per la tracciabilità del prodotto, ma, come già evidenziato, ma vengono destinati direttamente a venditori autorizzati come pescherie, mercati, ristoranti.
– Aggiornamento dati Asl 2018
In virtù delle informazioni descritte, in merito alla filiera produttiva dei mitili di Taranto, nel mese di aprile 2018 è stato chiesto alla Asl l’aggiornamento dei dati relativi ai mitili allevati a Taranto. Aggiornamento relativo all’arco temporale agosto 2017 sino ai più recenti disponibili dell’anno 2018. Nella stessa richiesta a mezzo PEC (Posta Elettronica Certificata) si chiedono informazioni in merito alle quantità e alle analisi relative ai mitili spostati e non spostati a seguito di quanto disposto dall’Ordinanza Regionale 25 marzo 2016, n.188. Ad oggi nessuna risposta.
Quanto denunciato presso i Carabinieri di Taranto smentisce categoricamente ciò che è stato dichiarato, all’indomani dell’operazione del 7 giugno, dal direttore del Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto, il dott. Michele Conversano e quanto riportato nel comunicato stampa di Confcommercio Taranto.
Il dott. Conversano di chiara che: “la cozza tarantina è uno degli alimenti più controllati in assoluto. Noi, sono ormai oltre dieci anni che facciamo controlli settimanali su tutti gli allevamenti, sia di Mar Piccolo che di Mar Grande. La cozza tarantina, grazie anche all’ordinanza firmata dal nostro presidente della Regione, obbliga lo spostamento delle cozze del primo seno, purtroppo quello che ha problemi di inquinamento, entro il 31 marzo, nel secondo seno e nel Mar Grande, garantisce che tutte le cozze di Taranto siano super sicure oltre a essere le migliori in assoluto. E anche l’intervento della scorsa notte, in cui abbiamo sequestrato in collaborazione con i NAS e i Carabinieri, una tonnellata di cozze che non aveva rispettato questo obbligo, serve a garantire il consumo delle nostre cozze. L’importante è, però, che i consumatori e i cittadini comprino queste cozze dai rivenditori autorizzati e non per strada. Quindi comprate negli esercizi autorizzati e siete sicuri di mangiare un prodotto, che oltre a essere il migliore in assoluto è assolutamente salubre”.
Sulla stessa linea anche Confcommercio Taranto che titolando il proprio comunicato con: “La mitilicoltura tarantina è sana – dichiara quanto segue. Confcommercio Taranto e gli operatori del settore mitilicolo, aderenti alla associazione, esprimono apprezzamento per le operazioni di controllo del settore della mitilicoltura finalizzate a far emergere l’abusivismo del settore, anche se va evidenziato che si tratta di un fenomeno che investe un ambito ristretto di soggetti e non riguarda l’intera produzione, ma solo ‘pezzi di attività’ che si muovono in modo autonomo e al di fuori delle regole. Spiace che per colpa di pochi soggetti, estranei al settore, le conseguenze debbano ricadere su tutta produzione mettendo in discussione la qualità e la salubrità della cozza di Taranto e gli sforzi che si stanno facendo – in collegamento con il mondo scientifico e le istituzioni- per rilanciare il settore. I sequestri di prodotto illegale alimentano purtroppo un sensazionalismo che getta discreto su tutto il settore, e danneggia i produttori in regola due volte”.
Queste comunicazioni non corrispondono alla realtà e vengono smentite da quanto depositato nella denuncia querela del 28 maggio presso i Carabinieri. Ogni anno il primo seno del Mar Piccolo di Taranto immette nel mercato circa 5 mila tonnellate di cozze che produce un fatturato di centinaia di migliaia di euro. Nell’operazione del 7 giugno è stata sequestrata solo 1 tonnellata di cozze. Dopo l’operazione, nello stesso specchio d’acqua, sempre il primo seno del Mar Piccolo, sono rimaste circa 1000/2000 tonnellate di cozze. Tutte le operazioni illecite sono proseguite a partire dal giorno successivo all’operazione del 7 giugno. Inoltre, il mercato illecito nella città di Taranto viene alimentato anche da mitili provenienti dal mercato dei laghi di Sibari ed etichettate come cozze allevate nei mari di Taranto. Anche queste, senza controlli negli allevamenti e quindi notevolmente a rischio, sono introdotte da commercianti senza scrupoli nel mercato regolare, cioè nei rivenditori autorizzati, di Taranto.
Le cozze nocive e contaminate da diossina e PCB entrano nel mercato regolare dal 2011. All’epoca, primo anno in cui furono destinate al macero, sparirono nel nulla, così come dichiarato dal maresciallo Massimo Giuliano, in servizio alla capitaneria di porto di Taranto che rispondeva alle domande dei Pubblici Ministeri in una udienza del processo “Ambiente svenduto” svolta a giugno 2017, circa 20 mila tonnellate di cozze e di queste solo 141 tonnellate giunsero alla distruzione perché contaminate. Dal 2011 ad oggi non è cambiato nulla, il primo seno del Mar Piccolo ha continuato a produrre non solo non rispettando le ordinanze emanate in quel periodo dalla stessa Asl ma ha continuato a farlo con operatori, non tutti ma buona parte di loro, abusivi che non avevano concessioni ed ancora oggi non sono muniti di regolare licenza per operare nel settore produttivo e commerciale. Non solo, quindi, non vengono rispettate le disposizioni dell’ordinanza ma chi opera non ha le concessioni per operare sugli impianti di mitilicoltura.
A confermare ciò fu lo stesso Commissario Straordinario per la bonifica di Taranto, la dottoressa Vera Corbelli, che intervenuta nella seduta consiliare monotematica tenuta a Palazzo di Città l’1 dicembre 2017, ha comunicato i numeri delle attività abusive che operano nel comparto ittico tarantino: “Ci sono dei piccoli fondi per quanto concerne il discorso degli approdi, delle pulizie un po’ delle cose, fondi rilevanti per fare quello che ho intenzione non ce ne stanno molti, allora stiamo attivando il Ministero dell’Agricoltura ed in più la Comunità Europea, dobbiamo arrivare al marchio, ma per arrivare al marchio i pescatori si debbano mettere a posto con le concessioni, dei 1500 – non so come chiamarli – usufruitori li chiamo, del Mar Piccolo che prendono cozze e vendono, solo 80 hanno le licenze, vi ho detto tutto. Sono andata dal Ministero e mi è stato detto: “Da dove iniziamo?! Chi ha la licenza, solo ottanta? Si mettono a sistema, a regime?”.
Come fanno, quindi, la Asl e Confcommercio di fronte ad un sistema quasi totalmente non autorizzato ad operare nella mitilicoltura a sostenere che il mercato è controllato? Come fanno a pensare che migliaia di tonnellate di cozze siano smaltite solo dai banchetti abusivi posti sui marciapiedi della città? Come fanno a sostenere che la cozza tarantina è controllata e sicura se questa viene allevata ed immessa nel mercato da 1420 “usufuitori” senza licenza e da soli 80 con licenza, tenendo anche conto del fatto che alcuni di questi muniti di licenza per operare nel secondo seno e in Mar Grande etichettano, e quindi certificano, le cozze come allevate in acque sicure ma che in realtà provengono dal primo seno? Come fanno, ancora nel 2018, Asl e Confcommercio a sostenere la teoria del “va tutto bene” se nel mese di maggio, ed ancora in questi giorni di giugno nonostante le operazioni di sequestro, nel primo seno del Mar Piccolo erano e sono ancora presenti migliaia di tonnellate di cozze nere pronte alla vendita ed invece al 31 di marzo questo specchio di acqua doveva essere vuoto? Ancora oggi, dopo l’operazione del 7 giugno e conseguente sequestro ci sono ancora cozze negli allevamenti del primo seno. Game over. Oggi questo gioco al ribasso e notevolmente rischioso per la salute delle persone è terminato. Non servono più i proclami rassicuranti con i comunicati stampa ed i servizi “ad hoc” in televisione per dare una parvenza di sicurezza. Quanto denunciato dimostra che il sistema di controllo è fallimentare e le cozze nocive vengono introdotte nel mercato autorizzato ed arrivano sulle tavole dei consumatori. Quante persone si sono ammalate e si ammaleranno perché sulle tavole sono arrivate cozze contaminate da diossina e PCB? Chi è il responsabile? Oggi è comprovato che questo sistema illecito, illegale e pericoloso è stato abbondantemente sottovalutato sino a consentire al sistema illegale di operare sotto gli occhi di tutti. Perché quelle cozze presenti illegalmente nel primo seno sono state viste e denunciate solo da un cittadino e non dagli organi competenti che avevano il dovere di vigilare ed intervenire?
Queste dichiarazioni hanno contribuito a mettere a serio rischio anche chi ha denunciato ed in alcuni comunicati stampa chi ha denunciato è stato definito “allarmista”. Chi opera nel comparto ittico illecito, probabilmente sentendosi giustificato come in una sorta di tutela scaturita da queste dichiarazioni ufficiali, ha già provveduto a muovere minacce nei confronti di chi, solo pochi mesi fa, ha iniziato a denunciare il sistema illecito e per tanto in merito a questi fatti caratterizzati da minacce credibili sono dovuti intervenire i Carabinieri di Taranto a loro volta attivati da una denuncia in cui si segnalavano, appunto, queste minacce. Se questi soggetti continueranno a minacciare chi denuncia per far rispettare semplicemente la legge o passeranno all’azione chi saranno i co-responsabili, oltre naturalmente ai diretti responsabili già noti?
Dopo l’esemplare operazione condotta dai Carabinieri e dalla Capitaneria di Porto, gli unici ad aver prontamente risposto alle denunce dei cittadini in nome di una legge da alcuni organi purtroppo oggi dimenticata, ancora oggi, ci sono cozze a rischio nel primo seno del Mar Piccolo pronte per essere vendute, e lì oggi non dovrebbero esserci. La salute dei cittadini è ancora a rischio. Che un dio vi perdoni perché chi è vittima di questo sistema forse non avrà il tempo di farlo. Le denunce continueranno. Questo gioco connivente è stato smascherato e si spera che possa volgere al termine.