di Luciano Manna – Qualcuno ha fatto il calcolo degli operai morti a causa di incidenti avvenuti nel porto di Taranto, prendendo in considerazione soltanto gli anni più recenti, durante le operazioni di carico e scarico ai moli dove attraccano le navi? Sarebbe interessante confrontare questo dato con quello degli altri porti d’Italia o del Mediterraneo. Sarebbe interessante accostarlo al dato del quantitativo movimentato annualmente nel porto, dati di cui qualcuno si vanta, ma al prezzo di cosa? Della vita dei lavoratori, come al solito

Nel pomeriggio di martedì 25 luglio muore il lavoratore Antonio Bellanova mentre lavorava alle operazioni di imbarco di ecoballe nella stiva della nave Turgut Sahin battente bandiera panamense che era attraccata nel porto di Taranto nell’area di ponente del IV° sporgente. Quale la causa dell’incidente? Sarebbe meglio parlare di un insieme di cause, o meglio di concause, che hanno provocato l’incidente mortale; e con la parola incidente non si vuole dire che è capitato e non poteva essere evitato. Tutt’altro.

La prima concausa: il lavoratore in forza ad una ditta dell’indotto locale era assunto con un contratto multiservizi e proprio per questo motivo non doveva essere impiegato in mansioni di carico nella stiva di una nave. Per quelle operazioni si impiegano lavoratori inquadrati con un contratto portuale, ed infatti, nella stessa società dove lavorava Bellanova, sono impiegati lavoratori che hanno stipulato un contratto da portuale. Altra storia, poi, è il fatto che quelli con il contratto multiservizipercepiscono uno stipendio che raggiunge a malapena mille euro e compiono le stesse operazioni dei lavoratori con il contratto da portuale.

Seconda concausa: le operazioni di carico. Va ricordado e specificato che la nave non scaricava i materiali ma caricava ecoballe: queste balle di CSS (Combustibile Solido Secondario generalmente formato da rifiuti di plastica, carta, fibre tessili) vengono stoccate nella stiva della nave. Le prime tre file, contando le file in altezzza, vengono posizionate con il muletto, le più alte, quarta e quinta fila, con una gru, ancorate ad un bilancino: chi verifica il giusto posizionamento delle ecoballe proprio per evitare che una di queste cada in stiva perché posizionate male o cadute per il movimento della stessa nave a causa del vento o del moto ondoso? (Ipotesi non molto accreditata visto che la nave durante le operazioni di carico e scarico è ben assicurata con le funi alle bitte del molo). Nelle pratiche operative che regolamentano le operazioni di carico in stiva è previsto che siano presenti operai sotto carichi da oltre mille chili che vengono movimentati con la gru? O ancora, è previsto che alcuni lavoratori camminino su un piano di calpestio costituito dalla terza fila dele stesse ecoballe, in altezza, senza essere assicurati a nessuna imbragatura, al fine di posizionare e sbragare le ecoballe della quarta e quinta fila?

Terza concausa: durante le operazioni di carico delle ecoballe alcune di queste si strappano e perdono materiale, una condizione in cui il comandante, pare, non autorizza le operazioni di carico. Per sopperire a questa criticità di carico alcuni operai vengono impiegati nelle operazioni di pulizia e richiusura della ecoballa. Tutto compreso nel contratto multiservizi? Antonio era impiegato in questo lavoro?

Antonio era stato mandato a lavorare per sei euro all’ora nella stiva di quella nave, impiegato in mansioni che non erano di sua competenza, non previste nel suo contratto di lavoro. Non a caso, solo sino a due mesi fa, la sua ditta non svolgeva quelle operazioni che, invece, venivano prese in carico da una cooperativa. Due mesi sono bastati per far comprendere a questo “sistema” che i lavoratori non sono schiavi e il carico di una nave non vale la vita di un operaio strappato violentemente alla loro famiglia. I responsabili della ditta dove era impiegato Antonio Bellanova, i capisquadra, il comandante della nave, i vertici della stessa Autorità portuale, sono a conoscenza delle modalità di lavoro svolto presso i moli del porto? Sanno come sono impiegati i lavoratori e con quali contratti?

Chi deve verificare che un lavoratore non sia impiegato in operazioni non previste dal contratto di lavoro o, addirittura, in masioni pericolose non previste dal contratto multiservizi né da quello portuale? Lo Spesal e l’Ispettorato del lavoro hanno mai verificato alcune incongruenze che causano la morte dei lavoratori? Antonio non c’è più, lo piange la sua famiglia, non lo piange chi è stato responsabile del suo decesso.

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