di Luciano Manna – “Controlla su facebook se hanno pubblicato foto delle emissioni, altrimenti processa come normale produzione”. Sembra assurdo ma questa è una delle procedure più diffuse nella sala di controllo dove si lavora con un sofisticato software che a sua volta gestisce 60 telecamere puntate sugli impianti dello stabilimento per catturare e registrare eventuali emissioni anomale del processo produttivo, o quantomeno dovrebbe essere così, perché ad oggi questo software non funziona più. Si, non funziona più. L’azienda ha ritenuto inutile continuare a pagare la ditta che curava la manutenzione del software e quindi il tutto è affidato alla decisione arbitraria di alcuni operatori che inseriscono gli eventi manualmente sotto indicazione dei loro superiori e, cosa più grave, sono loro a decidere se l’evento emissivo è da attribuire ad un normale processo produttivo o a una situazione anomala, come ad esempio le emissioni non convogliate. Questo sistema di controllo è dotato di 60 telecamere ed è costato più di 2 milioni di euro, così come viene specificato nella seconda relazione trimestrale del Commissario straordinario ottobre-dicembre 2013, relazione che è stata anche acquisita agli atti parlamentari della XVII legislatura, quella del Governo Letta.

Una immagine simulata del software avigilon in uso su un computer

Il sistema – si legge nella relazione del Commissario – si basa su una tecnologia che prevede la configurazione dei canali di analisi video attraverso la “segmentazione” dell’area di rilevamento, ottenendo una indicazione sul punto di rilevamento dell’emissione (massa fumosa in movimento). Successivamente, ogni area viene suddivisa in “micro aree”, la cui analisi combinata (in base al numero delle aree impegnate dall’emissione) può fornire una indicazione approssimativa della consistenza dell’emissione (grado di severità). L’obiettivo del sistema di videomonitoraggio è quello di avere uno strumento oggettivo e automatico di riconoscimento degli eventi emissivi significativi al fine di permettere l’implementazione di azioni correttive nel breve e lungo periodo, sempre nell’ottica del miglioramento continuo”.

Cosa succede, quindi oggi, alla luce della documentazione istituzionale servita per far marciare impianti fuori Legge? Oggi, come già detto, questo software non funziona più. In pratica il sistema dovrebbe funzionare in questo modo: il sistema Avigilon, dotato di 60 telecamere, controlla a tutte le ore del giorno e della notte le aree dei parchi minerali, gli impianti delle batterie delle cokerie, degli altiforni, dell’agglomerato e del GRF e delle acciaierie O per lo meno dovrebbero. Come un normale sistema di sorveglianza, così come gli stessi usati per controllare i transiti dei varchi ztl o le corsie preferenziali, il sistema di telecamere avigilon controllano i transiti in aria delle emissioni, quindi dei fumi che vengono emessi dagli impianti. Quando l’avigilon cattura una emissione ne identifica l’esatto orario di inizio e fine evento ed invia i dati ai computer della sala di controllo sul sistema WES, di seguito il sistema Jasper archivia tutti gli eventi creando un database con le statistiche di tutto quello che è successo. Questo sino a quando funzionava il software e la ditta ne curava la manutenzione, ma da circa un anno è saltato tutto. Soldi buttati al vento ed emissioni processate manualmente a seconda dell’umore dei capi e capetti di una azienda fuori legge. Tutto a discapito di chi continua a respirare fumi cancerogeni.

Cosa accade oggi? Quante telecamere delle 60 dichiarate sui documenti sono state installate e quante oggi sono funzionanti? Come vengono processate le emissioni degli impianti? Per prima cosa è utile puntualizzare che da molti mesi ci sono impianti che non registrano nessun evento, come ad esempio quelli dell’agglomerato, mentre per i fumi del GRF, quando i fumi delle paiole nonostante le cappe si disperdono in aria, si processano tutti come “normale produzione”, ma quei fumi sono nocivi. Un’altra cosa degna di nota è l’assenza di telecamere puntate sul camino E312. Ma come? E come vengono processate le emissioni di fumo nero che si verificano ad ogni avvio degli impianti dell’agglomerato, ad esempio degli elettrofiltri? Sugli elettrofiltri ci sono altri gravi problemi, come documentato in questo articolo, e questi problemi provocano enormi emissioni di fumo nero, ben condido con abbondante diossina, che più volte sono state documentate sul social dai cittadini. Poi ci sono gli altiforni: in marcia Afo1, Afo2 (in preriscaldo, non fa colate) e Afo4. Da questi impianti nessun segnale nonostante dai campi di colata i fumi della loppa carichi di H2S posti nelle vasche, perché i condensatori non funzionano, emettono fumi non convogliati altamente tossici. Come vengono processati? Normale produzione o falso allarme, così come ci indicano i nostri capi. E le telecamere puntate sulle due acciaierie, Acc1 e Acc2 cosa rilevano? Come mai gli slopping sono azzerati e gli impianti sono gli stessi che qualche anno fa facevano numerosi slopping? C’è indubbiamente qualcosa che non va.

Oggi sappiamo che il sistema di controllo da milioni di euro non funziona, non rileva più in automatico gli eventi emissivi, significa che il sistema di telecamere avigilon non trasmette più correttamente i dati al software WES e di conseguenza nessun dato al jasper perché gli eventi non sono registrati in automatico, né processati. Cosa accade quindi? Gli operatori nella sala di controllo inseriscono manualmente gli eventi agendo direttamente sul software seguendo le indicazioni impartite da soggetti aziendali “responsabili” che consegnano un elenco redatto manualmente con una serie di eventi emissivi. A queste indicazioni dettate dall’uomo, non dal sistema informatico in automatico, gli operatori della sala di controllo verificano sulle registrazioni video l’eventuale evento segnalato, appuntano ora di inizio e fine evento ed entrando nel software WES e inseriscono manualmente l’evento. Dopo questa procedura manuale si decide come processare l’evento: o evento di normale produzione o anomalo, emissione diffusa e non convogliata. Tutto il processo di rilevamento, quindi, è affidato al libero arbitrio di alcune persone che rilevano i fumi visivamente e comunicano ad altri di inserirli nel sistema per poi processare l’evento sempre a propria discrezione.

Ecco, quindi, spiegato il perché del monitoraggio anche su facebook. Un evento pubblicato dalla cittadinanza sul social è un evento percepito, segnalato e nei casi più eclatanti anche denunciato nelle sedi competenti dai cittadini, quindi,  tra i responsabili della sala di controllo che gestisce il sistema avigilon in questi casi ci si adopera per non trovarsi impreparati ad eventuali controlli, e siccome il sistema non funziona, gli operatori della sala di controllo per “necessità” navigano sui social per trovare fotografie e video di eventi anomali pubblicati dai cittadini e capirne la natura e gli orari dell’evento. Su indicazioni dei loro responsabili, poi, verificano l’emissione nei video registrasti dalle telecamere avigilon che però non sono stati trasmessi e processati ai software WES e jasper.

L’anomalia procedurale sul sistema di rilevamento dei fumi rappresenta la tragica situazione in cui si trovano gli immpianti dello stabilimento Ex Ilva di Taranto. L’entrata del franco-indiano ArcelorMittal fu accolta dal Governo come la salvezza per Taranto ma in realtà ha decretato l’atto finale di un olocausto senza fine per la popolazione tarantina che continua a convivere con la contaminazione perpetua della terra e del mare e conseguente contaminazione della catena alimentare. Nessuna istituzione locale, in totale violazione del Testo Unico Ambientale, è mai riuscita a certificare la fonte degli inquinanti, tantomeno un Commissario straordinario alle bonifiche che in 6 anni ha prodotto solo un ulteriore speco di denaro pubblico senza aver mai effettuato nessuna bonifica, e complimenti, oltre che al sindaco Melucci, anche alla Corbelli. Se oggi vi immaginate la situazione dell’ex Ilva disastrosa immaginatevela 100 volte più disastrosa. Il disastro ambientale è incalcolabile ed altrettanto incalcolabile è l’eventuale bonifica del sito su cui incide il siderurgico. VeraLeaks ha acquisito nuove documentazioni che vanno ben oltre le palesi falsità dichiarate dall’attuale amministratore delegato di ArcelorMittal, Lucia Morselli, pochi giorni fa alle telecamere Rai. In un paese civile Morselli sarebbe già indagata e fra qualche mese a processo, ma siamo in Italia. Sappiamo bene, al di là del giochetto di qualche sindacato complice dell’entrata Mittal nell’era Calenda, l’avventura ArcelorMittal è terminata ad ottobre 2019 proprio con l’arrivo della Morselli che il mese successivo annunciava 5000 operai in cassa integrazione, contravvenendo all’accordo sindacale di settembre 2018, richiesta che poi l’azienda è riuscita ad ottenere con la scusante covid19. Oggi in fabbrica si contano solo 3800 lavoratori, 2200 quelli dell’indotto. Vi ricordate i 20 mila operai proclamati dalla stampa durante il sequestro del luglio del 2012? Allora era il Giudice Todisco la cattiva che voleva mandare a casa migliaia di operai. Oggi, della stampa nazionale, chi osa scrivere contro la signora Morselli che ha decimato gli operai Ilva proseguendo il lavoro di “cassa” iniziato dall’ex ad Matthieu Jehl? Ilva non deve chiudere, Ilva continua a rappresentare un bancomat pubblico e sono in molti a non volerla vedere chiusa questa macchina di soldi.

Quanti soldi ha bruciato la macchina Ilva in amministrazione straordinaria e sotto la gestione ArcelorMittal? Svariati miliardi di euro, il sole24ore ha perso il conto della stima o forse nella redazione specializzata in economia e finanza qualcuno si è stancato di aggiornare una perdita incalcolabile che pesa sulle casse pubbliche. A questa ingente perdita economica si aggiungono poco più di due milioni di euro spesi per un impianto di telecamere collegate ad un software specifico che non funziona e che dovrebbe rilevare i fumi emessi dagli impianti.  Una tecnologia tanto osannata negli anni passati, anche nelle sedi istituzionali, per tranquillizzare i cittadini chi si agitavano a seguito delle continue emissioni non convogliate dagli impianti; emissioni causate da prescrizioni AIA, quelle del riesame del 2012, che dovevano essere attuate nel 2015 e che oggi ci vediamo rimbalzare, per l’attuazione ed ottemperanza, al 2023 con, a corredo, una pesante condanna per Violazione dei diritti umani da parte della Corte di Strasburgo emessa perché i giudici hanno verificato che i Decreti Legge emessi dai governi hanno concesso ai gestori degli impianti di violare la Legge nel corso dell’ultimo decennio. La Legge non ha tutelato la salute dei cittadini. Questa la sentenza dei giudici di Strasburgo. Quali le sentenze in questo Stato, sotto questa Costituzione? Quali quelle della Corte di giustizia di Bruxelles. La commissione europea avviò una procedura di infrazione sulla gestione Ilva nei confronti dell’Italia nel lontano 2013. A che punto siamo? Ci hanno abbandonato anche loro, ma questa è un’altra storia che presto sarà raccontata perché in questa lugubre e torbida storia gli interessi dei burocrati vanno ben oltre i nostri confini.

Ma se questa documentazione, quella del sistema di controllo avigilon, WES e jasper, è passata dalle relazioni dei Commissari di Governo sino agli atti parlamentari, cosa dicono oggi gli onorevoli tarantini, che a Roma dovrebbero rappresentare i cittadini, in merito a questo sistema farlocco che con una magia, cioè una vera e propria truffa giornaliera, fa diventare i fumi nocivi come fumi da normale processo produttivo? Come fanno i responsabili dell’azienda, Commissari di Governo e l’ad Morselli, a non sapere che su documentazione ufficiale dell’azienda si processano falsità e bugie a danno della salute della gente. Forse un giorno questo racconto sarà servito a portarvi in un processo a raccontare delle vostre responsabilità.

A Francesco