Illeciti ed abusivismo che rappresentano un serio rischio per la salute dei consumatori mettono in ginocchio le aziende in regola che sono autorizzate all’attività di mitilicoltura e alla trasformazione del prodotto. Ma le annose attività sotto un controllo di stampo mafioso non sembrano interessare l’amministrazione comunale di Taranto né Confcommercio. Non si pronuncia nessuno e nessuno muove un passo contro questo degrado perpetuo.

di Luciano Manna – Sabato 23 maggio 2020, il giorno in cui tutte le istituzioni si prodigano a manifestarsi impegnati nella lotta alla mafia, continuano senza nessun controllo e sotto gli occhi di tutti le attività della filiera illecita di mitili in via Garibaldi, attività commerciali illecite, controllate e coordinate da una famiglia tarantina di stampo mafioso, che producono ingenti introiti. E’ molto semplice esporre un lenzuolo bianco a Palazzo di Città ma è sicuramente più impegnativo e compromettente contrastrare le mafie con azioni concrete. Ma non ci si può più nascondere dientro un dito. Consentire questa illegalità che perdura da anni è un palese vergognoso tacito assenso.  I mitili contaminati ed allevati in acque interdette, come dimostrano queste fotografie, vengono prelevati dal primo seno dove è noto che non si possono allevare mitili adulti oltre la data del 28 febbraio di ogni anno a causa dell’elevato tasso di diossine e pcb presenti in quelle acque. A parte le norme imposte dall’ordinanza regionale in questo caso i mitili vengono immersi in mare in una zona portuale, con mezzi di fortuna, proprio sotto i moli galleggianti  dove approdano i pescherecci. Prelevate le cozze subito dopo vengono aperte e poste nelle vaschette di plastica che poi arriveranno sul mercato distribuite tra pescherie e ristoranti di Taranto e dell’intera Regione. Tutti i centri di trasformazione abusivi sono sotto il controllo di una sola famiglia che si occupa di approvvigionare questi centri produttivi abusivi con mitili allevati nel primo seno, che non possono essere messi in commercio o, nella maggior parte dei casi, con mitili provenienti dall’estero con i tir.

Dal 2011 ad oggi i valori della sommatoria diossina-pcb ricercata dalla Asl di Taranto nei mitili ha sempre superato i limiti di legge imposti dalla Legge (Regolamento UE 1259/11). I valori più elevati nel primo seno sono stati quelli del 2018 ma anche il 2019 ha riscontrato valori notevoli. Da aprile ad ottobre del 2018, per ogni mese, i limiti di legge sono stati superati sino a misurare il valore record mai misurato dal 2011: 25,048 pg/gr (± 4,062) a fronte del limite di Legge pari a 6,5 pg/gr. Non fanno stare tranquilli neanche i valori del secondo seno dove a fronte dello stesso limite, ad esempio, nel mese di agosto del 2019 si trova un valore di poco al di sotto del limite, cioè 6,051 ± 0,983 pg/gr. Se consideriamo che dal dossier del mensile ilSalvagente si evince che il valore massimo della sommatoria diossina-pcb trovato nei mitili della Sardegna e alto Ardiatico è 0,47 pg/gr c’è davvero poco da esultare per i valori del secondo seno che rientano nei limiti di legge. Inoltre si ignorano totalmente i limiti di azione che sono sempre imposti dal regolamento EU. Questi limiti, se superati, obbligano le autorità competenti ad azioni preventive atte ad eliminare la causa della contaminazione e conseguente superamento del limite imposto. Ad esempio, sempre nel mese ad agosto 2019 nel secondo seno viene superato il limite d’azione per il parametro pcb dl (diossina simili): nei mitili vengono trovati 4,513 pg/gr (± 0,726) a fronte di un limite di azione pari a 2,5 pg/gr e nello stesso mese, nel primo seno, si arriva ad un valore di 16,261 pg/gr (± 2,641), un valore più di due volte oltre i limiti. Ma tutto questo non sembra interessare a nessuno. A Taranto la contaminazione della catena alimentare è un fatto noto e normale che autorizza le attività mafiose ad immettere nel mercato prodotto contaminato.