Una tranquilla domenica soleggiata e primaverile, quella del 16 febbraio 2020, in cui è possibile svolgere indisturbati e sotto gli occhi di tutti le attività di pulizia delle oloturie, le cosiddette pizze marine, pescate illecitamente durante la stessa mattinata, a pochi metri dalla riva di Viale del Tramonto a San Vito. Un uomo in barca e un sub in immersione per procacciarsi il carico per poi puntare verso il canale navigabile, passando sotto il Ponte Girevole, ed attraccare ad uno dei tanti moli di Via Garibaldi. E’ in questo luogo in cui i due individui trovano darsena per effettuare le operaioni di pulizia e svisceramento del prodotto illecito pescato e successivamente per consegnarlo al loro cliente che provvederà all’essiccatura, alla salatura e all’inscatolamento pronto alla spedizione in direzione est, verso oriente, prima su gomma e poi su nave. Tutto ciò, nonostante le ripetute azioni della Capitaneria di Porto, della Polizia e della Guardia di Finanza finalizzate al contrasto di questa pesca e tratta illecita che provoca un vero e proprio dissesto ecologico ai danni del mare di Taranto. Ma i militari dovrebbero avere anche sostegno da parte degli attori sani del comparto ittico, quella parte onesta di lavoratori che ogni giorno svolgendo la loro attività in mare potrebbero denunciare queste attività illecite.

Una tratta che si articola lungo una filiera collaudata per esaudire una incessante richiesta del mercato asiatico di una specie protetta dalla Legge. La prima norma che vieta la pesca delle oloturie sino al 31 dicembre 2019 è il Decreto Ministeriale del 27 febbraio 2018. Prima di questa legge la Procura di Taranto, per mezzo del lavoro del PM Mariano Buccoliero, ha potuto agire sulla base di uno specifico studio chiesto al CNR che dimostra la vitale importanza delle oloturie per l’ecosistema marino in virtù del fatto che questa specie ha una alta capacità depurativa delle acque con notevole carica batterica. Arriva anche la proroga con il Decreto Ministeriale n. 13130 del 30 dicembre 2019 recante “Divieto della pesca delle Oloturie”.

La proroga della norma tiene conto di una nota della Capitaneria di Porto del 17 ottobre 2019 prot. n. 16154 con la quale si evidenzia che la pesca indiscriminata della specie oloturia potrebbe causare gravissimi e irreparabili danni all’ecosistema marino, nonché una conseguente diminuzione della biodiversità ed alterazione degli equilibri ecologici. Il prelievo delle Oloturie (risorse destinate prevalentemente al consumo in mercati extracomunitari), specifica il D.M., ha assunto sempre maggiore dimensione tanto da richiedere l’applicazione del principio di precauzione ai sensi dell’art. 174 del Trattato di Amsterdam, che ha modificato l’art. 130 R del Trattato di Maastricht.

Inoltre, delle evidenze scientifiche dell’ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale di Roma – si rileva il ruolo ecologico delle oloturie e che un eventuale autorizzazione allo sfruttamento potrebbe portare ad un impatto severo in aree riconosciute come ecologicamente di grande pregio (“strutturanti dell’habitat”), con effetti negativi sulla biodiversità ed i servizi ecosistemici, ivi inclusi gli equilibri che sostengono la produttività delle specie commerciali. La proroga del D.M., in ultimo, rileva il ruolo fondamentale svolto dalle oloturie ai fini della conservazione dell’ecosistema marino e delle altre risorse biologiche del mare in ragione della forte interdipendenza esistente tra gli organismi marini e del ruolo svolto da ciascuno di essi.

Di seguito le denuncie precedenti

Oloturie, a Taranto continua la mattanza nel Mar Grande. Le stanno sterminando, 19 dicembre 2019

Cavallucci marini e oloturie: l’illecito China Export che parte dai mari di Taranto, 23 febbraio 2019